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Il marinaio eroe che salvò i naufraghi ebrei: una storia messinese

Il Giorno della Memoria celebrato con tante manifestazioni in città: alla “Vittorini” ricordata la storia del militare messinese Nino Marchetti. In Prefettura consegnate le onorificenze ai familiari dei deportati nei lager nazisti

Nella Giorno della Memoria, tra le tante manifestazioni organizzate in città, è stato ricordato il gesto del marinaio Nino Marchetti.
All’Istituto Elio Vittorini, davanti ai ragazzi della scuola media e delle quinte classi elementari, si è raccontata la storia del loro concittadino e di un vecchio battello fluviale, il “Pentcho”, con un’iniziativa voluta dal dirigente scolastico, Giovanni Maisano e chiamata «Nino Marchetti, eroe di pace in tempo di guerra». L’imbarcazione partì da Bratislava in direzione Palestina con cinquecento persone di religione ebraica che sfuggivano alla deportazione nei campi di sterminio.
Dopo aver percorso il Danubio, il “Pentcho” giunse nel mar Mediterraneo dove si ritrovò in zone teatro di guerra e s’incagliò sugli scogli dell’isola Kamila-Nisi tra Rodi e Creta. Era il 10 ottobre del 1940. Il “Pentcho” rimase otto giorni in balia delle onde del mare in tempesta fino all’arrivo della nave italiana “Camogli” partita dalla base militare di Portolago, nell’isola di Lero delle Sporadi. È qui che entra in azione Nino Marchetti arruolato nella Marina Militare Italiana nel 1934 a soli vent’anni. Nel mare in burrasca e minato, e vista l’impossibilità di avvicinarsi agli scogli per le condizioni del mare anche con delle piccole scialuppe, Marchetti non esitò a tuffarsi per portare in salvo i disperati e terrorizzati naufraghi, iniziando da donne e bambini. Alla conclusione dell’operazione i naufraghi vennero trasportati a Rodi.
E proprio nell’isola greca Nino Marchetti, trovato dai militari tedeschi a portare acqua e viveri ad alcuni degli ebrei salvati, fu fatto bersaglio di maltrattamenti e vessazioni. La vicenda del Pentcho e l’operazione del salvataggio degli ebrei intaccò la salute del marinaio siciliano ma Marchetti continuò a navigare e fu naufrago egli stesso. Alla fine tornò a Messina con mezzi di fortuna. Schivo e riservato, tenne con sé il ricordo di quei giorni ma i naufraghi del “Pentcho” non dimenticarono il generoso gesto: due di loro nel 1972, Miriam e Harry Reiter, ritrovarono a Messina il loro eroe e lo invitarono in Israele dove fu festeggiato.
La Marina Militare italiana conferì tre Croci al merito di guerra a Marchetti e nel 1980 il presidente della Repubblica, Sandro Pertini, lo insignì dell’onorificenza di commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica.
Il suo gesto è raccontato nei libri di storia e alla sua scomparsa fu salutato così: «La sua memoria rimarrà sempre come quella di rari uomini che rifiutandogli obblighi imposti, seguì invece il proprio sentimento di solidarietà verso gli ingiustamente perseguitati in tragiche circostanze. Contribuì a salvare vite mettendo a repentaglio la propria incolumità, in periodo di guerra nella Marina Militare Italiana».

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