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Messina, in ospedale per anemia: dopo 18 giorni "Non ho una diagnosi, ma ho il Covid"

Era nel reparto di Medicina interna, dove è scoppiato un focolaio con diversi casi

L'azienda: "Nessuna criticità". Lo afferma la direzione sanitaria

Era arrivato al Pronto soccorso ad inizio mese, con valori “sballati”, un'anemia alla quale trovare una spiegazione, e pure in fretta, prima che la situazione peggiorasse. Sono passate più di tre settimane, e quel paziente non sa a cosa fossero dovuti quei valori, non ha una diagnosi per quella sua anemia, però s'è beccato il Covid. E, sostiene, se l'è beccato in ospedale.

Nel reparto di Medicina interna che, come annunciato due giorni fa dalla stessa direzione sanitaria dell'ospedale Papardo, è stato chiuso a nuovi ricoveri perché, di fatto, all'interno si è creato un focolaio. Sebbene, parole del direttore sanitario, «non risultano particolari forme di criticità». Non la pensa così Antonio Crea, comandante dei vigili urbani di Venetico, protagonista di una disavventura che, dal suo isolamento (durerà fino al 29 novembre), decide di raccontare tutto.

Il racconto di Crea

«Sono stato ricoverato il 3 novembre tramite il Pronto soccorso – esordisce -, dove sono rimasto dalle 13.30 alle 20.30 in attesa di un reparto. Ricoverato nel reparto di Medicina interna, per un calo grave nei valori del sangue, mi venivano effettuate due trasfusioni di sangue e, nei giorni successivi, 7 flebo al giorno. Ho effettuato i tamponi molecolari Covid nei giorni 3, 10 e 15 novembre, con risultato sempre negativo. E premetto anche di avere fatto le due dosi di vaccino». Tutto cambia tra il 10 ed il 15 novembre, quando «iniziano ad esserci casi di Covid in reparto. Ma il personale sanitario continua ad operare, senza i dovuti presidi necessari», sostiene Crea.

«Dopo il giorno 15, su 23 pazienti ci sono stati 2 decessi: in sostanza su 23, solo in 7 sono rimasti negativi al Covid. Il tutto con la maggioranza dei pazienti allettata, contatti solo con i sanitari. Giorno 19 anch'io sono risultato positivo al Covid. Quindi, mi chiedo: mi è stato trasmesso con la trasfusione o me lo hanno trasmesso i sanitari? E' assurdo che si entri sani in ospedale e prendersi il Covid». Crea rivela ancora di essere rimasto in isolamento in una stanza del reparto: «Nel reparto Covid non ci sono posti, mi hanno proposto di fare l'isolamento a casa, con la mia firma ovviamente, ma io devo ancora essere curato per il problema per il quale ero stato ricoverato». Il comandante dei vigili urbani di Venetico è stato dunque dimesso e trasferito alla residenza sanitaira Opus di via Palermo. «Ma qui chi mi curerà, rispetto a quei valori bassi? Mi hanno buttato fuori, senza che nessun medico venisse a dirmi che cura fare per i problemi per i quali stavo morendo, avendo emoglobina a 5.9, ferro e calcio bassissimi al ricovero. Mi hanno dimesso senza darmi notizia dei miei valori, con un misero foglio». Crea non si dà pace: «Dopo 18 giorni di ricovero non ho avuto una diagnosi certa, ma in compenso mi hanno trasmesso il Covid».

Calderone chiede un'ispezione all'assessorato

Rileggendo la nota diffusa sabato dal Papardo, il caso di Crea sembra rientrare in questo passaggio: «I pazienti sono stati trasferiti in Area Covid nei reparti di Malattie Infettive e Pneumologia, mentre i pazienti che necessitavano di cure a bassa intensità sono stati trasferiti in idonee strutture sanitarie o al domicilio». Ma è davvero così? Il capogruppo di Forza Italia all’Ars, il deputato messinese Tommaso Calderone, ha già chiesto un’ispezione all’assessorato regionale alla Salute. L’impressione è che la vicenda non si concluderà così.

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