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Messina: rifiuti, sarà un fronte “caldissimo”

Le difficoltà della Regione e degli enti locali, lo scontro politico tra Musumeci e molti sindaci siciliani

Il lancio della capsula Crew Dragon dalla piattaforma 39A di Cape Canaveral (fonte: SpaceX, Twitter)

Ci sono le questioni amministrative, tecnico-burocratiche, che incalzano. E c’è lo scontro politico, destinato ad arroventarsi sempre più man mano che passeranno i mesi e si avvicinerà la scadenza delle elezioni regionali dell’autunno del 2022. Uno scontro che sui rifiuti vede contrapposti la Giunta Musumeci e moltissimi sindaci di Comuni siciliani, tra i quali (in prima fila, anche per ovvie ragioni elettoralistiche) quello di Messina, Cateno De Luca.
Facciamo un passo indietro, esattamente all’inizio dell’estate. Era lo scorso mese di giugno quando il presidente Musumeci rilasciò alla stampa queste dichiarazioni: «Abbiamo la necessità di fare chiarezza in un settore delicato in cui è forte anche l'interesse della criminalità. Noi dobbiamo redigere il piano, dare le autorizzazioni, di finanziare impianti e a eseguire monitoraggio e controllo. E invece ci troviamo a dovere fare tutto noi, mentre le competenze su raccolta e smaltimento è di Comuni e Province». Parole scandite con forza durante la presentazione del Piano regionale dei rifiuti. E ancora Musumeci, in quell’occasione, rincarava la dose: «Abbiamo trovato una differenziata al 22%, quattro impianti pubblici che trattavano il 29% dei rifiuti e altri 4 privati col 71%. Si è creato un sistema di oligopolio privato che potrebbe, se volesse, fare collassare il sistema. Nello smaltimento abbiamo trovato sei impianti pubblici, quattro dei quali già in esaurimento, e tre privati che avevano il 90% della raccolta. Abbiamo trovato la mancanza di un Piano regionale, 10 Srr non attive, carenze strutturali, lentezze burocratiche, impianti autorizzati con ordinanza del presidente, 511 discariche esauste non classificate. Nella raccolta differenziata abbiamo trovato una bassa percentuale dei Comuni, scarsa sensibilizzazione dei cittadini, gare d’ambito non avviate. Per realizzare un nuovo impianto in Sicilia ci vogliono cinque anni. Tempi vergognosi dovuti alla burocrazia nazionale e regionale. I termoutilizzatori privati si possono realizzare in tre anni. È un sistema “mangia rifiuti” che produce ricchezza: calore e energia. Senza questa soluzione resteremmo in mano all’oligopolio dei privati e della cultura delle discariche. Ci siamo posti come obiettivo, entro il 31 dicembre 2035, di arrivare a un tasso del 65% di riciclo e di portare al massimo al 10% del totale quelli raccolti da portare in discarica».

Potete leggere l'articolo completo nell'edizione cartacea – Messina 

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