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Le parole di Fathallah prima di morire: "Dai Claudio, vinciamo la partita". Aperta un'inchiesta

Le parole dell'allenatore Claudio Cavalieri, più di un amico per il play agrigentino di 32 anni, morto a Reggio Calabria

Piange Claudio. Non riesce a darsi pace. Haitem Fathallah per lui era più di un giocatore da allenare. Haitem era un fratello, una di quelle persone che incroci nella strada della vita e capisci che i legami di sangue arrivano sino a un certo punto. Poi i compagni di cammino te li scegli, non può importeli nessuno. Claudio e Haitem credevano in un progetto, che era quello della Fortitudo Messina ma prima ancora quello del basket da tramandare. Come fanno i maestri.

Claudio il basket che conta lo ha conosciuto: è stato giocatore in Serie A con la Pallacanestro Messina, ha vestito la maglia di tante squadre. Poi l'amore lo ha portato a Messina. E in riva allo Stretto ha piantato le sue radici. Come stava facendo Fathallah, che a Messina aveva giocato prima col Basket School e adesso con la Fortitudo. Domenica il dramma. Tutto si interrompe. La pellicola si spezza. Haitem si accascia durante il derby tra Dierre Reggio e Fortitudo che si sta giocando al PalaLumaka di Reggio, per la seconda giornata di Serie C Gold. Un malore. Si riprende, si siede in panchina, poi il trasporto in ospedale. E in quei frangenti muore. Arresto cardiaco, una crisi ipoglicemica.

Piange Claudio. Claudio Cavalieri è il tecnico della Fortitudo Messina. Claudio Cavalieri era il "fratello" di Haitem Fathallah. "Non ci riesco, io non ci credo. Sto una merda, non può essere - racconta - Haitem non era un giocatore che allenavo, lui era molto di più. Un compagno, un ragazzo umile, gentile. Una parola sempre per gli altri. Lui e il capitano Bellomo incarnavano nel modo migliore il nostro progetto, i valori che vogliamo trasmettere a tutti. Mi diceva sempre: "Cla, tu coi giovani devi avere pazienza. Ti arrabbi con tuo figlio perché lo guardi con gli occhi del padre, ma lui oggi è già più forte di me". E' incredibile, è finito tutto. Voleva costruirsi una vita qui a Messina, come ho fatto io". Da inizio anno, il 32enne di origini agrigentine, lavorava da "Miscela d'Oro", la società si era impegnata per garantirgli un futuro. Assieme anche alla compagna, Chiara.

Cavalieri torna su quei drammatici momenti: "Era appena cominciato il terzo periodo, Haitem mi si è avvicinato e mi ha chiesto il cambio. Ho capito che non stava bene. Gli ho detto di buttarsi a terra per fare interrompere il gioco. Pochi istanti, non si reggeva in piedi. Lo abbiamo soccorso subito. Era cosciente, sono intervenuti subito dei medici e un cardiologo che erano presenti in tribuna. Lui soffriva di diabete, pensate che in quei momenti si è seduto sul parquet e lui stesso si è misurato la glicemia con l'apparecchio. Ma stava male e abbiamo deciso di trasportarlo in ospedale. L'ho accompagnato mentre stava salendo in ambulanza e mi ha detto: "Forza Claudio, vinciamo sto caz... di partita". E noi abbiamo giocato col suo cuore. Eravamo felicissimi. Poi alla fine... Non sapevamo nulla. I dirigenti che lo hanno seguito in ospedale sono rimasti fuori, non li hanno fatti entrare. Non sappiamo se sia morto durante il trasporto o in ospedale".

Cavalieri riprende a piangere. Tornano in mente anche le immagini della sorella, morta in giovane età per un male. "Non è giusto, sono stanco. Non possono sempre morire degli innocenti, delle persone buonissime. Non può essere questa la vita".

Aperta un'inchiesta

È stata disposta per il 20 ottobre prossimo l’autopsia sulla salma di Haitem Jabeur Fathallah, il playmaker della Fortitudo Messina. A disporla il magistrato di turno della Procura di Reggio Calabria Sara Parezzan, titolare del fascicolo d’inchiesta aperto sulla vicenda. Il differimento dell’esame autoptico si è reso necessario per consentire l’avvio delle prime fasi di indagine, ma soprattutto per consentire ai familiari di Fathallah di nominare, eventualmente, un proprio perito di parte.

 

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