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Messina, caso Red Ronnie: alla fine il vincitore è lui, il green pass

Dopo la “sceneggiata” del giorno precedente, ieri De Luca ha messo una pezza e lo ha portato al Museo. Bene pubblicizzare e valorizzare il MuMe, ma sulle regole anti-Covid nessuno può scherzare

Stavolta è il sindaco a dover frenare qualcuno che lo supera in “catenate”. De Luca ci mette una pezza, riporta Red Ronnie nell’alveo delle regole che vanno rispettate da tutti, chiunque entri in un museo, in un locale pubblico, in un aeroporto, in un hotel. Bisogna mostrare il “green pass”, è una norma a tutela della collettività, e chi si è vaccinato, e non vuol mostrarlo, è semplicemente uno che in quel posto non può e non deve entrare. I dipendenti del MuMe hanno fatto benissimo a bloccare all’ingresso, mercoledì mattina, il popolare conduttore e critico musicale. Fosse stato anche il presidente Mattarella a rifiutarsi, in un momento di follia, di esibire il suo “green pass”, avrebbe meritato di restar fuori.
Ieri mattina, invece, Cateno De Luca ha fatto da accompagnatore a Red Ronnie che, dopo la sua “provocazione” («L’ho fatto per pubblicizzare il Museo di Messina, perché in Italia nessuno sa che qui ci sono due quadri del Caravaggio», ha ribadito), il “green pass”, alla fine, lo ha dovuto mostrare. E così ha potuto fare ingresso nelle ampie sale del più grande Polo museale del Sud, da Napoli in giù. E ha potuto ammirare non solo i capolavori del Caravaggio, ma anche le opere di Antonello da Messina, le tele dei grandi pittori siciliani, la sala meravigliosa delle statue del Montorsoli, del Nettuno e di Scilla e Cariddi, la dorata e reale Carrozza del Senato messinese, le sculture, i reperti delle chiese distrutte dai terremoti e dai bombardamenti della seconda Guerra mondiale. Avrebbe potuto farlo benissimo anche il giorno precedente...
Ora, che Red Ronnie sia diventato un testimonial della città di Messina può andare benissimo. Al netto delle sue (discutibilissime, per non dire peggio) posizioni sulla vicenda sanitaria legata alla pandemia e sulle vaccinazioni, che sia uno dei più importanti critici musicali, e scopritori di talenti, è ben noto, e che stia portando avanti, con entusiasmo, il progetto della valorizzazione dei talenti locali e della “Casa del Musicista”, è assolutamente meritorio. Ha trovato un sindaco che ha fatto della musica la sua passione “riscoperta” e non c’è niente di male in tutto questo, come va ripetendo De Luca in risposta a chi lo dileggia per le sue canzoni (e le sue... stonature).
Ma che ci voleva Red Ronnie, e il suo “balletto” davanti alla biglietteria, con il motivetto «io il green pass ce l’ho ma non te lo do...», per far conoscere a tutto il mondo il Museo regionale di Messina, questo è un po’ troppo. Poi, sì, le questioni poste sul tappeto sono meritevoli di essere affrontate, perché ne va anche dell’immagine di una città che non avrebbe nulla da invidiare alle altre mete turistiche e d’arte del nostro Bel Paese. Irrisori i numeri dei visitatori? Sì. Insufficienti le politiche di valorizzazione del MuMe? Assolutamente sì. Si potrebbe fare molto di più? Certamente. E come?
Ecco, questa è la domanda giusta da porre. Il MuMe è della Regione siciliana ma reca il nome di Messina e, dunque, la campagna di promozione e di valorizzazione impegna tutti gli enti e le istituzioni del territorio, nessuno escluso. Alcuni passi avanti sono stati fatti, come le iniziative di apertura del Museo a diversi eventi svoltisi anche in questa estate. O come i programmi di collaborazione avviati anche con l’Amministrazione comunale e con l’assessorato alla Cultura guidato dal prof. Enzo Caruso. La Regione non ha fatto tutto quello che era stato promesso, a cominciare dalle grandi Mostre che avrebbero dovuto richiamare i visitatori durante l’intero anno, ma si è messo di mezzo anche il Covid, purtroppo, e sappiamo che tutti i settori legati alla Cultura hanno subito danni enormi dal lockdown.
Ma torniamo al racconto della mattinata di ieri. L’incidente, grazie all’intervento del sindaco (che francamente si è trovato in imbarazzo, perché lui è uno dei fautori più convinti del “green pass”), è passato in archivio. Il direttore del MuMe, Orazio Micali, ha fatto da cicerone ai due visitatori, Red Ronnie ha scattato un’infinità di foto. E ha fatto pubblicità al nostro Museo. Bene così. Ma la prossima volta, quel “green pass” lo mostri subito, perché i dipendenti fanno il loro dovere. E perché noi comuni mortali, quando entriamo nei Musei o in altri luoghi di spettacolo e d’arte, ci mettiamo in fila, per mostrare il certificato di vaccinazione, per farci prendere la temperatura, per rispettare tutte quelle norme che sono a tutela di noi stessi e di chi ci sta accanto. Shakespeare avrebbe detto, proprio nella sua commedia ambientata a Messina, «molto rumore per nulla». E invece, no. Ben venga il rumore, a volte. Ma sulle cose serie.

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