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"Furbetti" del reddito a Messina, D'Uva: "E' perfettibile, ma chi sbaglia viene punito"

“Fornivano false informazioni sulle proprie condizioni reddituali o sulla fedina penale per ottenere il reddito di cittadinanza. Quanto emerso dalle indagini, coordinate dalla Procura di Messina e dal Comando Provinciale dei Carabinieri, lascia l’amaro in bocca: queste condotte sono uno schiaffo per chi vive in una condizione di povertà assoluta, costretto a continui sacrifici, spesso rinunciando anche a beni essenziali”.

A dichiararlo è il deputato messinese Francesco D’Uva. “Il reddito di cittadinanza - continua D’Uva - è una misura nata per favorire l’inclusione sociale e ridare dignità a chi si trova ai margini. Beneficiare del sussidio utilizzando artifici e raggiri è un comportamento empio che va punito nelle dovute sedi e, allo stesso tempo, deve essere da sprone per migliorare l’impianto normativo rafforzando i controlli a monte”. “Il Reddito di cittadinanza è, da sempre, una battaglia del MoVimento 5 Stelle - spiega il Deputato -. Siamo, infatti, convinti che in uno Stato di diritto le Istituzioni abbiano il dovere di porsi al fianco dei più fragili dando tutto il supporto necessario.

Nel disciplinare il sussidio abbiamo previsto la reclusione dai 2 ai 6 anni per chiunque, al fine di ottenere indebitamente il beneficio, utilizzi documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero ometta informazioni dovute. È punito, invece, con la reclusione fino a 3 anni chiunque non comunichi le variazioni reddituali o patrimoniali, ovvero altre informazioni ritenute necessarie secondo la normativa. Abbiamo, inoltre, coinvolto diversi attori, tra cui la Guardia di Finanza e l’Agenzia dell’Entrate, per la fase di verifica e controllo di quanto dichiarato dai beneficiari.

Sicuramente la normativa è perfettibile: la prossima sfida è creare un sistema ancora più efficiente che ci consenta di riconoscere il sostegno a chi ne abbia effettivamente bisogno evitando ogni forma di percezione illegittima”. E conclude: “Bene il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura a tutela di una corretta applicazione della norma. Dalla nostra impegniamoci a superare il dibattito, ormai balcanizzato, su questa importante misura di welfare e lavoriamo affinché si possa perfezionare la struttura evitando che i furbi senza alcuna morale possano “abusare” della buona fede dello Stato”.

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