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Stretto di Messina, più navi per tutti

Ottanta milioni alle Ferrovie per potenziare la propria flotta, 35 agli armatori privati. Ecco la “rivoluzione” del Recovery Plan. E sul collegamento stabile è stata portata avanti scientificamente una manovra dilatoria, prima con l’inserimento dell’ipotesi tunnel, ora con il Ponte a più campate

Era tutto previsto. A far la parte dei leoni, anzi dei... Draghi, sono gli armatori, pubblici e privati. Dal Recovery Fund, dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e anche dal Fondo complementare al Pnrr, arrivano risorse finanziarie destinate «al potenziamento delle flotte nello Stretto di Messina». Era l'obiettivo dichiarato fin dal primo giorno di insediamento del ministro dei Trasporti Enrico Giovannini. Ricordate le sue dichiarazioni? Disse: «Ho chiesto alla Commissione di esperti nominata dal precedente Governo di valutare anche ipotesi di collegamento non stabile nello Stretto». Messinesi, siciliani e calabresi sono stati presi in giro due volte. La prima quando l'allora premier Conte aprì alla possibilità di un collegamento stabile, «ma stiamo valutando nuove ipotesi», tenne a precisare, sulla spinta dell'entusiasmo mostrato dal viceministro Cancelleri, il siciliano pentastellato che in quella fase si era “innamorato” del tunnel. Da lì partì il percorso avviato dall'ex ministra Paola De Micheli che insediò un Gruppo di lavoro con il compito di fare quello che centinaia di altri tecnici ed esperti avevano fatto tra gli anni Ottanta e la prima decade del Duemila, cioè «valutare le soluzioni ottimali per l'attraversamento. stabile e non, dello Stretto di Messina».

Una colossale presa in giro portata avanti scientificamente, facendo trascorrere più di un anno, fino a quando non si è insediato il Governo Draghi. Ed ecco la seconda beffa, con il ministro Giovannini che invita i tecnici a valutare l'ipotesi del “collegamento non stabile”, facendo passare altri mesi, così da arrivare all'appuntamento con il Recovery Plan senza avere in mano nulla, senza aver aggiornato l'unico progetto definitivo esistente (il Ponte a una campata, già appaltato dieci anni fa), ma con il chiaro intento di confondere ancor più le acque, rispolverando progetti e soluzioni che erano stati abbondantemente studiati (i tunnel e il Ponte a più campate). E scartati. E, dunque, alla fine, più navi per tutti. Per la grande holding di Stato, le Ferrovie, che incassano 80 milioni di euro, «destinati all'area dello Stretto di Messina per il rinnovo della flotta navale di Rete ferroviaria italiana e Blu Jet», come nei giorni scorsi è stato entusiasticamente annunciato dai deputati messinesi del M5S. Per gli armatori privati che dal Fondo complementare al Pnrr, grazie all'emendamento presentato da Italia Viva, potranno utilizzare 35 milioni di euro per l'acquisto di nuovi mezzi. Strafelici Cinque Stelle e renziani. «Si tratta di investimenti previsti nel Pnrr che hanno l'obiettivo primario di ammodernare i mezzi statali che attraversano lo Stretto di Messina e ridurne le emissioni di gas in un'ottica green di efficientamento energetico.

I finanziamenti serviranno infatti ad acquistare, da qui al 2026, tre nuovi mezzi navali di ultima generazione e, al contempo, ibridizzare la flotta esistente delle navi di Rfi adibite al traghettamento ferroviario. La misura prevista nel Piano nazionale di Ripresa e resilienza conferma l'attenzione massima all'area meridionale dell'Italia e, nello specifico, al rispetto della continuità territoriale tra le due sponde dello Stretto. Rendere più veloce e sostenibile il servizio di trasporto navale tra Sicilia e Calabria vuol dire infatti rendere le tempistiche più efficienti e consentire ai cittadini di usufruire di una vera integrazione tra mezzi navali e treni». Lo avevano scritto i parlamentari pentastellati. E quel verbo utilizzato in quella nota - ibridizzare - riassume compiutamente l'orrendo “ibrido”, o l'ibrido orrido, di tutta questa storia: dare soldi al Gruppo Fs che ha l'obbligo di ammodernare la propria flotta, senza bisogno di ricorrere al Pnrr.

Il Recovery Fund era un'occasione per realizzare la più grande infrastruttura della Storia in Italia, un'opera considerata di respiro euromediterraneo dalla Ue, non per far realizzare tre nuovi mezzi navali di ultima generazione. E poi ci sono i 35 milioni, suddivisi in tre anni, stanziati per il rinnovo delle flotte navali private che attraversano lo Stretto di Messina. È quanto è stato previsto da un emendamento al Ddl di conversione del Fondo complementare al Pnrr presentato da Italia Viva e approvato dal Senato. Si tratta di 10 milioni nel 2022, altri 10 nel 2023 e i restanti 15 milioni nel 2024. In Calabria qualcuno ha protestato. «È una vergogna - ha dichiarato Giuseppe Nucera del movimento “La Calabria che vogliamo“ ed ex presidente di Confindustria di Reggio -, non ci sono altre parole più adatte da dedicare a questa decisione. Non solo da diversi anni sullo Stretto vige di fatto un regime di monopolio, oltre il danno adesso arriva anche la beffa». Sulla sponda siciliana alza la voce solo Rete civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno. Mentre i rappresentanti di Italia Viva festeggiano: «Abbiamo fatto destinare 300 milioni per la riqualificazione della rete stradale secondaria e l'aumento dell'accessibilità delle aree interne, per un totale di circa 4.000 km di strade provinciali. E 35 milioni di euro destinati al rinnovo delle flotte navali private adibite all'attraversamento dello Stretto di Messina»... Era tutto già previsto.

 

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