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Lo Duca, Sparacio, De Luca: storie di zii, nipoti, fratelli. Storie di mafia a Messina

Il boss mafioso di Provinciale Giovanni Lo Duca è uno della vecchia guardia, di quegli ultracinquantenni, molti dei quali poi finiti a fare i falsi pentiti, che negli anni 80 si erano divisi la città tra i confini criminali  nord-centro-sud di Messina facendo affari d'oro con lo smercio redditizio della droga pesante e leggera e le estorsioni a tappeto. Ma lui no, ha "resistito" alla tentazione di fare la cosa giusta, e dopo essere uscito dalla morsa carceraria del "41 bis" ha ricreato per filo e per segno il suo humus mafioso a Provinciale aiutato come sempre dalla sorella, Anna, che s’era dedicata alla funzione preziosa di collegamento con le varie frangie sparpagliate degli accoliti, spaesati dalle varie indagini che si sono succedute in questi decenni.

E sono cognomi che ritornano anche quelli di Salvatore Sparacio e Giovanni De Luca. Il primo è il nipote del boss Luigi, figlio di suo fratello Sarino. Già, Luigi Sparacio, poi anche lui discutibile pentito che forse il prossimo anno uscirà definitivamente di cella e che a cavallo tra gli anni 80 e 90 aveva in mano la città, e con il suo giubbotto di renna leggero esercitava anche tra pezzi della Messina-bene il fascino poco discreto della borghesia mafiosa con alcune fidanzate eccellenti; mentre il secondo è nipote del boss Nino De Luca, che fu un killer impeccabile e sanguinario proprio del gruppo Sparacio, protagonista di una rocambolesca fuga dal Policlinico dov'era ricoverato in arresti ospedalieri da alcuni giorni e poi di una latitanza durata alcune settimane.

L'avevano fermato con l'operazione "Omero", pensata in Procura dalla sera alla mattina e necessitata da una guerra di mafia che De Luca stava scatenando con il gruppo dei Vadalà Campolo per una donna contesa con uno dei loro capi, una guerra fortunatamente scampata che prometteva nuovamente morti per le strade come le faide degli anni 80 e venne stroncata sul nascere. Anche in questo caso suo nipote Giovanni, coinvolto oggi, ha emulato lo zio Nino, visto che l'indagine odierna racconta anche della rete di connivenze che ha avuto durante la sua lunga e recente latitanza. Storie sporche di mafia che si ripetono da padre in figlio, da zio a nipote.

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