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I danni del Covid all'olfatto? Li ha scoperti anche il messinese Giovanni Cammaroto

Il giovane otorino messinese ha fatto parte di un gruppo di ricerca che, fra i primi al mondo, ha segnalato la perdita dell'olfatto come sintomo del coronavirus

«Il Covid riduce il senso dell'olfatto in molte persone colpite dal virus». Il messinese Giovanni Cammaroto, classe 1987, dirigente medico dell' Unità operativa di Otorinolaringoiatria di Forlì, diretta dal professor Claudio Vicini, continua a far parlare di sé, sulla stampa nazionale, perché ha collaborato, assieme a un team internazionale, a spiegare questo fenomeno di cui da tempo si parla. E che è stato descritto in uno studio pubblicato sul “Journal of internal medicine”.

«Il mio lavoro, che è stato completamente rivoluzionato, come quello di molti miei colleghi, continua qui a Forlì - racconta Giovanni - e spero davvero che il prossimo anno ci sia una riduzione dei numeri significativa perché quelli degli ultimi giorni ci dicono che ormai siamo davvero arrivati e la luce in fondo al tunnel si può vedere solo valutando i risultati del vaccino. Questa ricerca, per raccontarvi gli inizi della storia, è nata con il gruppo giovani della Società internazionale di Otorinolaringoiatria e con cui ho fatto ricerche anche su altri argomenti. E quando è scoppiata la pandemia, Jerome R. Lechien, ricercatore dell'Università Paris Saclay, molto attento nello studio del gusto e dell'olfatto e coordinatore dell'indagine, ha contattato molti membri tra cui me. A marzo abbiamo intervistato dei pazienti con il Covid e siamo stati i primi al mondo a segnalare la perdita dell'olfatto come uno dei sintomi del coronavirus in una pubblicazione».

Un problema, questo, che si presenta prevalentemente negli uomini e nelle donne giovani: «Dopo è stato fatto un lavoro sul campo - continua il giovane medico - e io ero presente anche a questa fase. A settembre abbiamo pubblicato l'esito del monitoraggio dopo sei mesi e abbiamo visto che il 95% dei pazienti lo recupera totalmente. Ma abbiamo visto che c' è un' incidenza diversa tra chi ha una sindrome da coronavirus lieve e chi ha, invece, una forma grave. Abbiamo riscontrato, che una percentuale piccola con sintomi gravi ha problemi olfattori, mentre una percentuale molta alta con forma lieve presenta questi sintomi. Per cui vi è l'ipotesi clinica che la risposta immunitaria del soggetto che sviluppa una forma lieve sia diversa da un soggetto che sviluppa quella grave».

Una peculiarità, o meglio un effetto collaterale, comunque, quello del perdita dell' olfatto , come precisa il dottor Cammaroto, che in Cina non era stata valutata. E si ipotizza che un recettore cui si lega il Covid sia più presente nel naso delle popolazioni caucasiche che in quelle asiatiche. La risposta terapeutica esiste ed è l'educazione olfattoria: «Si tratta di una vera e propria ginnastica, perché andiamo a stimolare dei recettori che sono danneggiati o impigriti dall'infezione somministrando degli odori particolarmente forti. Oli essenziali: eucalipto, limone, rosa, e chiodi di garofano, con lo scopo di stimolare qualcosa che è ipofunzionante».

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