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Discarica di Mazzarrà, il pm chiede condanne severe

Il processo sui reati ambientali per la discarica di Mazzarrà S. Andrea che vede imputati i vertici di TirrenoAmbiente. Sollecitata ai giudici la pena di 4 anni di arresto per gli ex presidenti Giambò, Cannone e Crisafulli e per gli ex amministratori delegati Innocenti e Antonioli.

Sul filo della prescrizione chiesta la condanna, al massimo delle pene previste per i reati ambientali di tutti gli imputati, gli ex cinque amministratori della società “TirrenoAmbiente spa”, accusati della “mala gestione” della discarica di Mazzarrà Sant'Andrea (Messina). La sentenza del processo – iniziato nel 2016 e per questo a rischio prescrizione – è prevista per il prossimo 18 gennaio al termine degli interventi della difesa.  Per i cinque imputati, gli ex amministratori che si sono avvicendati ai vertici della società mista TirrenoAmbiente, proprietaria dell'impianto, il pubblico ministero onorario Gangemi, ha chiesto la condanna a 4 anni di arresto ed al pagamento di un'ammenda di 103.290 euro. Si tratta del massimo della pena prevista per i reati ambientali; mentre per le violazioni delle leggi sull'ambiente lo stesso rappresentante dell'accusa ha chiesto genericamente per tutti il massimo delle sanzioni.

Imputati sono gli ex presidenti della TirrenoAmbiente, il docente universitario Sebastiano “Nello” Giambò; il suo successore il farmacista Francesco Cannone e l'ex presidente Antonio “Antonello” Crisafulli, insieme agli ex amministratori delegati Giuseppino “Pino” Innocenti e Giuseppe Antonioli. Nel processo la TirrenoAmbiente è stata citata quale responsabile civile. Tutti sono chiamati a rispondere di cinque reati relativi ad illeciti edilizi, violazione del codice dei beni culturali – essendo la zona sottoposta a vincoli paesaggistici e ambientali perché a meno di 150 metri dal torrente – e di due imputazioni per violazione del codice dell'ambiente per l'eccessivo abbancamento di rifiuti, oltre un milione di metri cubi aggiunti abusivamente senza autorizzazioni, tant'è che si contesta anche di aver gestito senza autorizzazione una delle più grandi discariche dell'Isola.

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