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Maxi processo Nebrodi, gli avvocati escono dall'aula bunker per protesta: l'udienza prosegue

Prosegue carica di tensione l'udienza preliminare del maxiprocesso Nebrodi, sulle truffe agricole all'Agea e all'Unione Europea dei clan tortorciani, che vede alla sbarra ben 133 imputati. Si tratta del più grande processo del distretto giudiziario di Messina dai tempi di "Mare  Nostrum".

Gli avvocati impegnati nelle difese, sono quasi 80, all'inizio sono quasi tutti usciti fuori dall'aula bunker del carcere di Gazzi in protesta, perché chiedono maggiori garanzie sullo svolgimento in sicurezza dell'udienza. A rappresentare la Procura ci sono in aula l'aggiunto Vito Di Giorgio e il sostituto della Distrettuale antimafia Antonio Carchietti. Attualmente l'udienza preliminare è ripresa poiché il gup Simona Finocchiaro ha rigettato l'istanza di rinvio. A nome di tutti i legali ha preso la parola il presidente della Camera penale Bonni Candido («gli avvocati non sono figli di un dio minore e meritano rispetto»), rappresentando che non ci sarebbe affatto il necessario distanziamento per i difensori, alcuni rimasti anche in piedi.

C’è inoltre un problema legato al fatto che un avvocato ha dichiarato di essere risultato positivo a seguito di tampone del 30 ottobre, e poi il 2 novembre l’Asp gli avrebbe comunicato che poteva uscire da casa per una questione di tempistica, ma non ha mai attestato la negatività. Il legale ha dichiarato di non essere in isolamento e di non potere avanzare istanza di impedimento, ma ha rappresentato la situazione chiedendo un rinvio. Il giudice lo ha fatto entrare in aula per intervenire, scatenando una forte contestazione dei difensori.

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