«Sono in auto-quarantena da domenica 8 marzo, perché seguo con attenzione quello che sta accadendo in Italia e vivo con molta apprensione questo difficile periodo». Ersilia Calabrò, giovane imprenditrice messinese, vive e lavora a Londra da circa 5 anni. Ha fondato la società Ec Management Comunication Ltd e attraverso l'agenzia Ec Digital gestisce i profili Instagram di personaggi famosi che contano dai 500.000 ai 3 milioni di follower ma da alcune settimane la sua routine è stata letteralmente stravolta. A Londra i casi di coronavirus stanno crescendo giorno dopo giorno ma il Governo inglese non ha assunto misure stringenti per contenere il contagio: le scuole sono aperte, si continuano a tenere eventi e concerti.
«In questo momento io, come tanti italiani, non mi sento al sicuro e non mi sento assolutamente tutelata. Ho molta paura e sono preoccupata perché non vedo un intervento dello Stato volto a salvaguardare la salute dei cittadini - racconta da Londra, Ersilia -. Ci è stato dato un numero di telefono, l'111, da chiamare in caso di sintomi legati al coronavirus, viene poi consigliato l'auto-isolamento per una settimana per chiunque abbia febbre alta e tosse e solo dopo sette giorni, qualora i sintomi persistano, viene fatto il tampone e i risultati si sanno solo dopo altri cinque giorni e comunque sei lasciato completamente da solo».
Il Paese non sembra aver compreso la gravità della situazione. «La cosa ancora più triste - aggiunge la giovane imprenditrice - è che il premier Boris Johnson è fermo sulla sua linea e ha pronunciato anche una frase spiacevole, ovvero che bisogna abituarsi all'eventualità di perdere i nostri cari».
In quarantena per scelta, cercando però di continuare a portare avanti progetti lavorativi: «Sto continuando a lavorare da casa e i social mi aiutano a diffondere dei messaggi positivi, mentre sembra che tutti attorno a me continuino a fare la vita di prima. Sono quasi l'unica ad utilizzare precauzioni. Ho anche pensato di tornare a casa, a Messina, ma mia madre ha le difese immunitarie basse e non voglio creare disagi alla mia famiglia ma penso anche che se una persona sceglie di andare a vivere in un'altra città, dove costruisce il proprio progetto di vita, non deve scappare, tanto gli affetti sono sempre al nostro fianco. È una battaglia da combattere con le proprie forze».
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