Una discarica estesa per più di un ettaro, che aveva distrutto una collina e rischiato di deviare il letto di un torrente.
Una bomba ecologica a due chilometri dal centro di Messina, nella zona di Gravitelli, sequestrata oggi dalla guardia di finanza: una discarica abusiva che si trova in un'area di circa 12 mila metri quadrati, in contrada San Corrado.
Due le persone indagate dopo gli accertamenti condotti dagli specialisti del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria e dai militari della Stazione navale di Messina: sono Daniele e Giuseppe Mancuso, padre e figlio, 53 e 32 anni, parenti dell’ex boss di Gravitelli, oggi collaboratore di giustizia, Giorgio Mancuso.
I finanzieri, in particolare, hanno rivolto l'attenzione nei confronti delle ditte e società - anche registrate come onlus - riconducibili ai congiunti Mancuso, imprenditori operanti nel settore del movimento terra. I due, con il supporto alcuni complici, tutti finiti nel registro degli indagati, avrebbero illegalmente sversato una quantità smisurata di rifiuti speciali, costituita da materiali di risulta derivanti da attività edili e di sbancamento, in una estesa area privata, sprovvista di ogni di autorizzazione.
Una operazione, secondo gli accertamenti disposti dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina , che sarebbe stata portata avanti con il benestare di cosa nostra visto che i due principali indagati sono "contigui a strutturate organizzazioni criminali di matrice mafiosa". Altrimenti, dicono gli investigatori, sarebbe "inverosimile che una discarica di tali dimensioni non abbia suscitato reazioni da parte della cittadinanza. Non si esclude che tale contingenza possa trovare logica spiegazione nel possibile timore per eventuali ritorsioni, in virtù dei rapporti parentali degli indagati con il boss, ora collaboratore di giustizia, già dominante sulla zona di Gravitelli di Messina".
Più in particolare, come documentato dalle indagini svolte, l’enorme discarica abusiva di Gravitelli, in prossimità dell’omonimo torrente e di un noto eremo cinquecentesco, è stata destinataria di tonnellate di sfabbriciti, laterizi, elementi cementizi, ceramici, plastici ed in vetroresina, residui di materiale in gesso, tubazioni, profilati in pvc, frammenti di asfalto, polistirolo, pneumatici, sanitari, terra derivante da attività di sbancamento, rifiuti vegetali derivanti da scerbatura.
Nell’ambito dell'inchiesta i finanzieri hanno sequestrato anche i mezzi pesanti, utilizzati per trasportare e scaricare i rifiuti speciali (prelevati presso diversi cantieri edili del comprensorio messinese), nonché mezzi da movimento terra (pale meccaniche ed escavatori), utilizzati per creare le buche che venivano riempite con i rifiuti, poi coperte e livellate.
Molte imprese edili di Messina – impegnate in importanti opere di costruzione o ristrutturazione di complessi residenziali, centri commerciali, cliniche private, centri benessere, opere di riqualificazione del territorio (anche connesse all’eliminazione delle baracche che grava sulla città) – avrebbero scelto la più comoda ed economica via dello smaltimento illegale dei rifiuti.
Nelle indagini è emerso come l’area - a ridosso della tangenziale di innesto dell’autostrada Messina Catania e nelle immediate vicinanze del centro abitato cittadino - sia stata gravemente compromessa dal punto di vista ambientale: è scomparso, nel tempo, un intero strato montuoso, fino a 5 anni fa coperto da una fitta vegetazione, indispensabile per garantire l’equilibrio idrogeologico.
In altri termini, i continui sbancamenti ha prodotto un deterioramento significativo e misurabile di una estesa porzione del suolo, aggravato dal fatto che la discarica oggi sequestrata risulti attigua al Villaggio Gravitelli, situato nella parte alta del torrente - oggi coperto - Portalegni, sulle colline ad ovest di Messina, a soli 2 chilometri. dal centro cittadino. Un torrente nascosto che attraversava l’intero centro città, lungo la via Tommaso Cannizzaro, arrivando fino al mare: "Un’eventuale alluvione - dicono gli investigatori -, peraltro sempre più frequenti in funzione dei gravi cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo, facilitato nella sua forza distruttiva da colpevoli discariche abusive realizzate a monte di antichi torrenti, potrebbe agevolmente provocare - in ipotesi - fenomeni disastrosi, sulla scorta di quanto anche di recente accaduto, nell’ottobre del 2009, nei villaggi a sud di Messina, Giampilieri su tutti, allorquando persero la vita ben 37 cittadini di quei centri. Gli esempi potrebbero continuare all’infinito su tutto il territorio nazionale".
Non è un caso che la Regione Siciliana sia destinataria di quasi 21 milioni di euro nell'ambito del Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, di cui larghissima parte, oltre 13 milioni di euro, destinati alla sola provincia di Messina, così identificandola come l’area a maggiore e perdurante
rischio idrogeologico nella regione.
Caricamento commenti
Commenta la notizia