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Lo Duca a Provinciale e Ventura a Camaro, la mappa del potere mafioso a Messina

Un’economia asfittica. Il dramma dello spopolamento. Un «marginale aumento del numero di appalti, passati dalle 156 gare del 2016 alle 161 del 2017, per lo stesso periodo l’importo complessivo dei lavori è diminuito del 9,8%».

E poi parecchi comuni al collasso finanziario, con una percentuale «più significativa rispetto alla media nazionale», perché «la provincia di Messina annovera il maggior numero di amministrazioni comunali in crisi finanziaria (21) e la stessa Città metropolitana di Messina presenta uno stato di “deficit strutturale”».

È questo il contesto geografico-economico tracciato nell’ultima relazione semestrale della Dia, la Direzione investigativa antimafia, che a Messina conta un ufficio diretto dal capo-sezione Michele Viola, che lavora a stretto contatto con il centro operativo di Catania.

Ed è in questo contesto territoriale che la relazione semestrale della Dia “cala” le presenze e le cointeressenze mafiose a Messina e nella sua provincia. Un aggiornamento fondamentale per ragionare sulle linee di contrasto da attuare in futuro. Perché cosa nostra c’è sempre dalle nostre parti. E non dimentichiamo che un comune, Mistretta, di recente è stato sciolto per mafia.

«Nello stato di crisi generale che investe la provincia peloritana - scrive la Dia -, permane costante la presenza delle consorterie mafiose, sia nell’ambito del capoluogo che nel territorio provinciale. In merito, è significativo come, alla varietà del territorio corrispondano, anche in ambito criminale, una serie di influenze provenienti sia dalla vicina provincia di Catania che da quella di Palermo. Rimangono, infatti, consolidate, oltre alle contiguità con le cosche calabresi appena al di là dello “stretto”, le influenze, o più correttamente le “intrusioni” criminali delle province limitrofe: ad esempio, nei comuni vicini alla provincia di Palermo, il “mandamento” di San Mauro Castelverde sconfina nel comprensorio messinese, mentre nello stesso capoluogo peloritano si rileva l’insediamento di una cellula, emanazione diretta della famiglia catanese dei Santapaola-Ercolano (il riferimento è all’operazione “Beta”, ndr).

Ma come si esplica il fenomeno mafioso? «Anche nel territorio in esame - scrive la Dia -, le organizzazioni mafiose prediligono un’azione “silente”, che limita le manifestazioni cruente, rivolgendosi piuttosto ad infiltrare l’economia locale, spesso con la complicità o la connivenza di professionisti e pubblici funzionari».

A Messina - e qui siamo in presenza di un aggiornamento rispetto alla relazione precedente -, «la tradizionale e consolidata ripartizione dei quartieri della città deve essere riconsiderata alla luce dell’accertata operatività della citata cellula di cosa nostra catanese, rispetto alla quale i clan rionali tendono a riconoscere una sorta di maggiore “autorevolezza” criminale, evitando forme di contrasto».

I dettagli. «...nella zona sud nel quartiere “Contesse”, è sempre stabilmente insediato il clan Spartà», e «...altre investigazioni hanno, invece, rivelato il forte potenziale criminale della consorteria non solo nel settore del traffico di stupefacenti, ma anche in quello delle scommesse illegali e delle gare clandestine».

Le altre aree: «... la zona centro vede, nel quartiere “Provinciale”, la presenza del gruppo riconducibile ai Lo Duca; il sodalizio, composto dalle famiglie Aspri, Trischitta, Cutè, costituisce la famiglia del quartiere “Mangialupi”; nel quartiere “Camaro” viene confermato il ruolo di riferimento dei Ventura. Nel quartiere “Giostra” rimane insediato il gruppo riconducibile ai Galli, ai quali gli esiti di un’operazione del 2016 hanno ricondotto il controllo di locali notturni, nella riviera nord del capoluogo, nonché la gestione di un giro di scommesse illegali. In merito si evidenzia che, mentre gli elementi di vertice dei Galli sono ancora detenuti, alcuni episodi accaduti nel semestre in esame potrebbero far pensare ad una certa fibrillazione all’interno del sodalizio: due appartenenti al clan sono stati feriti, in agguati, con armi da fuoco».

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