Sono due agli arresti domiciliari, più un obbligo di presentazione, le misure nei confronti di tre indagati dell’operazione “Nebros II” eseguite in forza delle ordinanze del Tribunale del Riesame di Caltanissetta che si è pronunciato sul rinvio degli atti disposto dalla Cassazione.
Ai domiciliari vanno Giuseppe Foti Belligambi, 47anni di San Teodoro ed Angioletta Triscari Giacucco, 41anni di Cesarò.
L’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria dal lunedì a sabato è stato invece disposto per Sebastiano Foti Belligambi, 48anni, di San Teodoro. I tre provvedimenti scaturiscono, come detto, dal nuovo esame da parte dei giudici della libertà del Tribunale nisseno cui la Cassazione aveva rinviato gli atti a seguito del ricorso proposto dalla Procura distrettuale antimafia di Caltanissetta, con il Procuratore capo Amedeo Bertone ed il pm Pasquale Pacifico, avverso la precedente ordinanza dello stesso Riesame del dicembre 2018 di annullamento delle ordinanze di custodia cautelare firmate del Gip.
L’inchiesta “Nebros II”, lo ricordiamo, vedeva al centro il condizionamento della gara per l'aggiudicazione dei terreni demaniali indetta nel 2015 dall'Azienda silvo pastorale di Troina. Furono 15 le misure (sette in carcere e sette ai domiciliari) eseguite nel novembre 2018 dalla Guardia di Finanza di Enna, per turbata libertà degli incanti, aggravata dal metodo mafioso, ed abuso di ufficio.
Fu proprio la contestazione dell’aggravante del metodo e dell’agevolazione mafiosa ad essere esclusa in sede di Riesame, che scarcerò tutti gli indagati. Nel marzo scorso, quindi, il vaglio della sesta sezione penale della Suprema Corte portò al rigetto per inammissibilità dei ricorsi della Procura riguardo le posizioni di alcuni indagati, mentre per altri sette il ricorso fu accolto limitatamente alla configurabilità dell’aggravante del metodo mafioso, con il rinvio degli atti per una nuova deliberazione.
Tra i fascicoli sottoposti al nuovo vaglio del Riesame, dunque, oltre alle misure disposte per Giuseppe Foti Belligambi, Angioletta Triscari Giacucco e Sebastiano Foti Belligambi, è stata riaffermata l’esclusione tanto delle esigenze cautelari quanto dell’aggravante del metodo mafioso per Federica Pruiti, come specificato dall’avvocato difensore Katia Ceraldi, e confermata la precedente ordinanza che l’aveva rimessa in libertà.
Per Giovanni Foti Belligambi, pur confermando la stessa aggravante, non è stata applicata alcuna misura mentre sulla posizione di Anna Di Marco, come affermato dal difensore avvocato Nino Cacia, si è ancora in attesa del deposito delle motivazioni della Cassazione.
Una nota giunge quindi anche dall’ex presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci: "Il mio ringraziamento alla DDA di Caltanissetta, al Procuratore Bertone e ai sostituti Pacifico e Pasciuti, al Comandante della Guardia di Finanza Licari e a tutti i suoi uomini che – dichiara Antoci - con il loro lavoro hanno confermato e debellato il clima e i metodi usati che abbiamo, con forza, combattuto con il Protocollo e la Legge”.
La precisazione. In merito alla notizia arriva la precisazione degli avvocati Antonino Cacia e Giuseppe Rapisarda: "In relazione al procedimento indicato in oggetto nell’ambito del quale assistiamo Giuseppe, Sebastiano, Giovanni Foti Belligambi e la signora Anna Maria Di Marco, dopo aver letto sul sito web GazzettadelSudonline, la notizia relativa al ripristino della custodia cautelare in carcere per Giovanni Foti Belligambi e la madre Annamaria Di Marco, occorre puntualizzare come la stessa sia del tutto destituita di fondamento. Ed Invero al primo - giovane incensurato di vent’anni - dopo la celebrazione dell’udienza innanzi al Tdl di Caltanissetta non è stata applicata alcuna misura. Per la posizione della signora Di Marco Annamaria - anch’essa incensurata - si è in attesa del deposito delle motivazioni della Cassazione, sicché non è stata celebrata alcuna udienza innanzi al Tdl nisseno. Parimenti non vero è l’assunto secondo cui 'la cassazione avrebbe confermato l’infiltrazione mafiosa nella aggiudicazione dei terreni'. I Giudici di legittimità hanno escluso - con provvedimento sul quale è intervenuto giudicato cautelare - che le aggiudicazioni fossero funzionali ad agevolare associazioni di tipo mafioso".
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