Il fascicolo reca la dicitura “riservato”. E l'interrogatorio di garanzia, durato parecchie ore, s'è già tenuto in uno degli uffici della Direzione distrettuale antimafia a Palazzo Piacentini, a quanto pare nel corso delle ultime 48 ore. Un sottufficiale della Guardia di Finanza, un maresciallo, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura per concorso esterno all'associazione mafiosa. In questo caso si tratta della famiglia Romeo-Santapaola, censita e smantellata nel corso delle varie puntate dell'operazione antimafia “Beta”, condotta dalla Dda e dai carabinieri del Ros. Un'indagine che ha fotografato una vera e propria cupola cittadina sovraordinata a tutti gli altri gruppi mafiosi e in stretto contatto con il clan etneo dei Santapaola, anche per parentela diretta.
L'accusa, pesantissima, per il militare, a quanto pare sarebbe quella di aver “collaborato” con il capo riconosciuto del gruppo, Vincenzo Romeo, che dal marzo di quest'anno si trova in regime di carcere “duro”. Ci sarebbero già agli atti delle intercettazioni telefoniche registrate dagli investigatori durante un “supplemento” dell'indagine. Ma c'è dell'altro, ovvero alcune dichiarazioni che il pentito milazzese Biagio Grasso avrebbe messo nero su bianco in alcuni verbali ancora secretati per spiegare il “rapporto” tra il finanziere e Romeo, soprattutto per quel che riguarda il settore del gioco d'azzardo.
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