Una protesta pacifica, mirata soprattutto a far emergere «l'ingiustizia di chi dopo aver lavorato per decenni all'interno dei servizi sociali del Comune di Messina si è visto scavalcare da colleghi assunti nelle coop da tre o quattro anni».
All'indomani dal passaggio diretto di 540 lavoratori alla nuova azienda speciale che gestirà i servizi sociali per conto di Palazzo Zanca, con pacatezza, gli esclusi dalla Messina Social City, hanno voluto esprimere tutto il loro rammarico e la loro delusione nei confronti dell'Amministrazione comunale.
Rimangono appesi al filo della cosiddetta "long list" in cui saranno tenuti a "bagnomaria" per i prossimi anni (ad essa, infatti, almeno secondo quanto stabilito nel pacchetto di delibere del "Salva Messina" si attingerà nel caso di pensionamenti o sostituzioni) chiariscono che «Questa disparità di trattamento non andava fatta ed è una vera e propria ingiustizia: o si procedeva per tutti attraverso un concorso pubblico dove sicuramente l'esperienza nel settore avrebbe rappresentato un punto di forza, oppure - commentano con amarezza - anche noi, esclusi soltanto per colpa della politica, dovevamo transitare assieme agli altri».
Con quel "per colpa della politica", infatti, gli ex lavoratori di Casa Serena, risultati in esubero nel 2013, puntano il dito sia contro l'ex giunta Accorinti, che contro l'Amministrazione De Luca, "colpevole" di non aver avviato i servizi erogati attraverso i fondi Pac, causando di fatto il loro mancato impiego ed estromettendoli dalla "fotografia" scattata al 30/09/2018 attraverso l'art. 37 del Ccnl delle coop, sulla base del quale si è proceduto al passaggio diretto all'interno dell'azienda speciale.
Ma gli ex di Casa Serena non sono i soli ad aver protestato questa mattina, accanto a loro c'erano anche quei lavoratori che quotidianamente effettuavano sostituzioni da diversi anni anche con contratti a 37 ore settimanali e sono nel circuito dei servizi sociali praticamente ininterrottamente da 9 o 11 anni.
Nel giorno in cui Amministrazione, lavoratori assunti e una parte del sindacato brinderanno all'avvio della Messina Social City, gli esclusi hanno invece voluto manifestare tutto il loro dissenso, non verso i colleghi assunto, ma nei confronti di un'operazione che non hanno stentato a definire «una vera e propria ingiustizia».
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