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Droga a Messina, i 17 arrestati davanti ai giudici

Al via oggi gli interrogatori dell’operazione “Fortino”, con cui la Squadra mobile ha disarticolato una banda dedita al traffico di droga, alla detenzione di armi e al furto di ciclomotori, con fulcro a Valle degli Angeli.

Davanti al gip Salvatore Mastroeni si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Michele e Francesco Arena, Paolo Francesco Musolino, Paolo Mercurio, Angelo Mirabello, Antonio Bonanno, Ugo Carbone.

E ancora Bartolo Buce’, Mario Orlando, Pietro Raffa, Luigi Siracusa, Gaetano e Francesco Russo. Sono difesi dagli avvocati Salvatore Silvestro, Tancredi Traclo’, Giuseppe Bonavita, Giuseppe Donato, Maurizio Scarpaci e Maria Lembo. Gli indagati detenuti fuori Messina saranno sentiti per rogatoria.

L'operazione di ieri ha permesso di disarticolare un’associazione criminale siculo-calabrese, specializzata nel traffico di sostanze stupefacenti in grado di avere il controllo del territorio. A vario titolo contestati i reati di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, spaccio di sostanze stupefacenti porto e detenzione di armi e munizioni e associazione finalizzata al furto di ciclomotori ed altro. Gli arresti su richiesta della procura distrettuale diretta dal procuratore capo di Messina Maurizio de Lucia.

L’indagine, iniziata a seguito del sequestro di cinque chili di droga, ha permesso di scoprire che nel vico Fede, nel quartiere di Valle degli Angeli, una zona vicino al centro cittadino di Messina, operava un gruppo che secondo gli investigatori, aveva messo in piedi un traffico di droga con grossi introiti. «Un’organizzazione criminale che controllava un intero rione diventato difficile da penetrare» ha detto il procuratore aggiunto Rosa Raffa che ha coordinato le indagini. Il vico Fede dove abitavano Michele Arena e Francesco Arena, considerati i promotori dell’organizzazione, era la base del gruppo che trattava hashish e marijuana.

«Fortino - ha continuato il procuratore Raffa - è il nome dell’operazione che corrisponde allo stato di impermeabilità dell’associazione che abbiamo ricostruito sia da punto di vista della accessibilità dei luoghi sia dal punto di vista della impermeabilità alla legge ed allo Stato».

Dalle indagini è emerso che la droga arrivava dalla Calabria «secondo tradizionali e consolidati rapporti-  ha aggiunto Raffa - che vedono il malaffare gestito in maniera reciproca, ma più spesso con rifornimenti che vengono dalla Calabria e che vedono Messina non più solo terra di passaggio ma destinazione finale della sostanza stupefacente. Messina è un mercato di primaria importanza». Nel corso delle indagini la Squadra mobile è riesciuta a sequestrare per due volte della droga tenendo in segreto il sequestro, mettendo in allarme il gruppo che credeva di aver subito dei furti e aveva iniziato a progettare ritorsioni su possibili responsabili, per poi scoprire che la droga non era stata rubata, ma sequestrata dalla polizia.

L’operazione ha offerto anche uno spaccato della criminalità in città: «Con le ultime indagini in materia di criminalità organizzata - ha concluso il procuratore aggiunto Raffa - registriamo che i gruppi cittadini pur rimanendo distinti e tendenzialmente legati a quartieri del territorio della citta sono più disposti rispetto al passato a comunicare tra loro ed a trattare anche alcuni affari».

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