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Circuì un'anziana "spogliandola" di oggetti di valore, condannata una donna a Messina

Tribunale di Messina

Nessuno sconto rispetto alla richiesta di condanna avanzata in aula nel primo pomeriggio dal pubblico ministero. Il giudice monocratico Tiziana Leanza ha quindi emesso la sentenza di un processo che ha visto ripercorrere, a Palazzo Piacentini, le tappe di una tristissima vicenda che ha avuto come vittima una pensionata ottantottenne disabile e gravemente malata a Messina.

Il magistrato della prima sezione ha quindi condannato la cinquantaseienne Maria Giacobbe a 2 anni (pena sospesa), e al risarcimento delle spese alla parte civile. La donna è stata infatti ritenuta responsabile di aver approfittato dello stato di salute dell’anziana - affetta da cerebrovasculopatia multinfartuale, deficit della memoria e dell’attenzione - per “spogliarla” di numerosi beni di famiglia, tra cui anche regali di nozze e oggetti di valore riconducibili alla famiglia d’origine e al marito, morto improvvisamente pochi anni prima. La Giacobbe si sarebbe quindi appropriata del corrispettivo dei beni cambiati in denaro. Per tre dei quattro episodi contestati alla Giacobbe, che è stata difesa dall’avvocato Mario Lojacono, è però intervenuta la prescrizione.

La vittima costituita parte civile nel procedimento, è stata rappresentata dall’avvocato Mauro Lizzio. È stato proprio quest’ultimo legale, anche alla luce di una dettagliata relazione dei carabinieri della Stazione di Giostra, a dimostrare in maniera ineccepibile le responsabilità dell’imputata, nonostante le testimonianze rese in aula da alcuni testi citati dal difensore della Giacobbe.

A incastrare la donna, che era persino riuscita a conquistarsi la fiducia del figlio della pensionata, sarebbe stata anche la certosina attività investigativa condotta in tempi rapidissimi dall’Arma dei carabinieri, dopo che agli stessi il figlio della pensionata - accortosi dell’assenza di alcuni oggetti di valore dalla casa di residenza della madre -, aveva presentato una dettagliata denuncia, corredata da fotografie dei beni spariti dall’appartamento.

La triste vicenda muove i primi passi nel 2010 quando la Giacobbe, presentatasi all’88enne come vicina di casa, vedova, si era detta disponibile a condividere il proprio tempo libero con la pensionata, in modo da farsi reciprocamente compagnia. La condanna ha però dimostrato che lo scopo era, purtroppo, in realtà, un altro.

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