Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Raciti: vi presento Catania-Messina: "Il derby sfugge ai pronostici"

Sfida speciale per il tecnico, etneo di nascita ma legatissimo all’ambiente peloritano. "Le due squadre arrivano da percorsi difformi Fumagalli e Ragusa vera anima dei giallorossi, grandi uomini e calciatori"

Catania-Messina non può essere una partita come le altre per Ezio Raciti: origini etnee, otto anni vissuti da tecnico delle giovanili rossazzurre ma con due salvezze miracolose, consecutive, conquistate alla guida della formazione biancoscudata. Sono le due squadre del suo cuore, difficile schierarsi nella settimana che porta a una sfida sentitissima, come sempre, sul piano della rivalità sportiva ma con una posta in palio altissima anche a livello di classifica.
Che partita sarà?
«Dura prevederlo, un derby sfugge sempre a tutti i pronostici, alle dinamiche del campionato. È una sfida molto particolare, a livello di emozioni e tensioni, ma lo sarà anche per la graduatoria».
Messina avanti di cinque punti sul Catania, ma nessuna delle due formazioni è ancora matematicamente salva. Quanto manca?
«Credo che la quota per salvarsi quest’anno sia 44-45 punti ma ovviamente molto dipenderà da quello che faranno le squadre che attualmente si trovano in zona playout. Il Monopoli ne gioca due in casa e potenzialmente può fare sei punti. Il Monterosi dovrebbe fare un miracolo per accorciare il divario ma credo sia tagliato fuori e quindi la quintultima sarà salva. Dal Potenza in giù però nessuno ancora può ritenersi salvo, anche se la Turris ha compiuto un passo falso pesante nell’ultimo turno. Il Catania ha un calendario tosto perché dopo il Messina, affronterà il Sorrento che cerca un posto nei playoff e il Benevento che lotta per partire dal secondo posto».
Guardiamo al percorso delle due formazioni che si affronteranno domenica al “Massimino”. Che campionato è stato per loro?
«Il Catania è la squadra che ha deluso di più, assieme a Potenza e Crotone ritengo. Poteva fare molto meglio. Troppe pressioni o aspettative? Se indossi una maglia come quella del Catania non puoi soffrire queste dinamiche, sai che ti guardano 20 mila spettatori. Personalmente credo abbia pesato lo scarso impatto offensivo. Per vincere un campionato bisogna segnare almeno 80 gol, il Catania ne ha realizzati meno della metà. Le pecche maggiori sono lì. Poi ci sono i tre cambi dell’allenatore che hanno reso difficile il creare un’identità di squadra. Discorso esattamente opposto a quanto accaduto a Messina, dove dall’inizio c’è stato un progetto tecnico preciso e si è andati avanti su quello anche nei momenti più duri, facendo leva su alcuni elementi che stanno benissimo, come Zunno. Ottimo campionato».
E anche grazie ad alcuni elementi che conosci bene.
«Mi ha sorpreso in positivo Frisenna, ragazzo che ho avuto nelle giovanili. Grande rendimento alla prima esperienza tra i professionisti. Ma lasciami dire che la vera anima del Messina sono elementi come Fumagalli e Ragusa, uomini eccezionali oltre che grandi giocatori del passato e del presente. Persone vere che sanno come superare le difficoltà e in molte situazioni fanno la differenza».
Cuore diviso a metà. Per chi farai il tifo?
«Il mio cuore pulsa sangue rossazzurro ma a Messina sono stato accettato e accolto alla grande nonostante la rivalità. Ho costruito un ottimo feeling anche con la tifoseria e per me questo vale quasi quanto le mie origini».
Cosa è mancato a questo Messina per fare il salto di qualità che pareva possibile a un certo punto?
«Sono gli episodi a volte a incidere. Spesso si parla solo delle difficoltà, sono stato due anni a Messina ma oltre agli ostacoli, che ci sono, è una piazza che ti sa regalare tanto. Mi viene da sorridere quando sento parlare di Messina come una realtà scomoda e complicata, quest’anno ho ricevuto quattro chiamate, spalmate fra i tre gironi di Serie C, e le condizioni proposte non erano così differenti da quelle dell’Acr. Chi fa questo mestiere conosce le condizioni di moltissime realtà che stanno fra terza e quarta serie. Ho dentro le emozioni delle partite con Taranto e Gelbison, c’è tanto di buono e mi sembra un alibi parlare delle cose che non vanno, perché bisogna affrontarle e superarle senza puntare il dito».

Caricamento commenti

Commenta la notizia