Mentre nel mondo rimbalzavano le tragiche foto del viadotto crollato a Genova il ministro dell’Interno Matteo Salvini ieri ha chiuso il suo breve “viaggio in Sicilia” saltellando tra Catania e Messina, con una puntatina serale a Furci Siculo. Oggi sarà in Calabria.
E quando era davanti ai cronisti, alle otto di sera, alla base navale di Marisicilia, mentre il cielo s’anneriva sempre più di nuvole cariche di pioggia, dopo aver passato quasi un’ora a bordo del pattugliatore della Guardia di Finanza “Monte Sperone” per rendere omaggio ai finanzieri per il maxi sequestro di venti tonnellate di hascisc dei giorni scorsi, finiti i temi nazionali ha parlato di Messina e dei suoi problemi da risolvere.
Il concetto di fondo è stato “prima i baraccati italiani e poi, forse, gli immigrati”, esteso rispondendo a chi gli chiedeva dell’ennesimo girovagare della nave Acquarius in cerca di un porto. «Se il sindaco di Messina mi dice che ci sono centinaia di baraccati penso prima a sistemare loro... i bimbi in mezzo ai topi... proprio non si può», ha detto. Salvini le baracche di Messina le conosce bene, le ha visitate mentre era in campagna elettorale e all’epoca rimase molto colpito dal contesto di squallore che fu costretto a vedere: «Sono stato dove ci sono le baracche – ha detto –, me lo ricordo e ci tornerò perché vivere in quelle condizioni non è da paese civile, non è da 2018».
Ieri pomeriggio, durante la visita al pattugliatore, accompagnato dal comandante generale della Guardia di Finanza Giorgio Toschi, Salvini ha incontrato il sindaco di Messina Cateno De Luca. Hanno parlato per una manciata di minuti proprio del “problema-baracche”, che il primo cittadino vorrebbe cancellare, come da annuncio, entro il 31 dicembre 2018. Dal canto suo il ministro dell’Interno a domanda specifica ha assicurato che il Governo sarà al fianco del sindaco di Messina per risolvere definitivamente il problema: «il sindaco trova nel ministero dell’Interno un’alleato nell’opera di sgombero e di dignità e di sistemazione di vivere civile in una città italiana nel 2018». Staremo a vedere.
E mentre il sindaco in carica De Luca dialogava con lui cercando aiuto per le catapecchie messinesi, quello precedente, Renato Accorinti, ormai tornato “cittadino contestatore”, ieri è stato per un paio d’ore poco fuori la struttura militare con le mani dipinte di rosso insieme ad una cinquantina di attivisti, per gridare della grande tragedia dei morti nel Mediterraneo. E sempre in tema-migranti Salvini ha parlato anche dell’hotspot che c’è proprio in città, confermando la volontà del Governo di ridimensionarlo, per «ridurre, tempi numeri e costi», con la stessa sorte che toccherà agli altri centri di accoglienza.
Prima di arrivare a Messina nel tardo pomeriggio, in mattinata Salvini è stato a Catania per visitare la “Geotrans”, un’azienda confiscata alla criminalità organizzata. E ha parlato di temi legati alla criminalità organizzata delle due regioni, Sicilia e Calabria, che insieme alla Campania la “soffrono” di più: «La lotta alla mafia – ha detto –, nel mio governo è la priorità. Sono qui a rendere omaggio ai lavoratori che non hanno mollato, agli amministratori che dopo la confisca hanno permesso a questa azienda di andare avanti. È uno dei 15mila beni che voglio che siano usati sempre di più è sempre meglio. Abbiamo approvato il potenziamento dell’Agenzia dei beni confiscati e sequestrati ed il decreto sicurezza che porterò in Consiglio dei ministri a settembre avrà una accelerazione come nell’aggressione ai patrimoni dei mafiosi. Sono contento – ha proseguito –, di quello che abbiamo fatto fino ad oggi, e spero che riusciremo a fare ancora di più perché l’unico linguaggio che conoscono queste persone, in Sicilia come in Lombardia, è portargli via via tutto fino all’ultimo centesimo, e questo continueremo a fare».
Caricamento commenti
Commenta la notizia