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Anche Atm e Amam nel terzo livello

Anche Atm e Amam nel terzo livello

Messina era governata da un Comitato d'affari di cui facevano parte politici, imprenditori ed esponenti della criminalità organizzata che ne rappresentavano il braccio operativo. Al vertice, secondo gli investigatori della DIA, vi sarebbe stata l'ex presidente del consiglio comunale Emilia Barrile, donna di grande personalità, forte di un consenso elettorale molto ampio in grado, secondo l'accusa, di esercitare forti pressioni su politici, uffici comunali, imprenditori per ottenere favori e di conseguenza accrescere il suo prestigio. L'inchiesta "Terzo Livello" scaturisce dalla clamorosa l’operazione “Tekno” che consentì di scoprire i rapporti fra l’imprenditore Francesco Duca, uomo chiave di quell'inchiesta, ed un funzionario del Cas che intascava tangenti per favorirlo nell'aggiudicazione di appalti. Duca ha raccontato agli inquirenti che il capo dell’ufficio tecnico del Comune di Milazzo, Francesco Clemente, era coinvolto in affari poco chiari su diversi appalti pubblici.

Da Clemente all’imprenditore milazzese Pergolizzi, entrambi arrestati ieri, il passo è breve. Dalle carte spunta il nome di Emilia Barrile e di Marco Ardizzone, il commercialista indagato come suo consigliori. Insieme all'inchiesta Matassa è la base di partenza dell'operazione Terzo Livello che ha portato all'arresto di 11 persone ed alla sospensione del dirigente dell'Atm De Almagro e dell'imprenditore nel settore dei supermercati Toni Fiorino. Nell'inchiesta figurano altri sei indagati come l'ex presidente dell'Amam Leonardo Termini, il fondatore della Fire, società leader nel settore del recupero crediti Sergio Bommarito e poi Angelo e Giuseppe Pernicone già coinvolti nell'inchiesta matassa. L'ordinanza di quasi 200 pagine spiega il ruolo di Termini nella vicenda. L'ex presidente dell'Amam avrebbe contributo a condizionare la gara per l'affidamento del servizio di pulizia degli immobili dell'azienda Meridionale Acque poi aggiudicata alla cooperativa Universo e Ambiente riconducibile proprio alla Barrile. Termini avrebbe segnalato al presidente del consiglio comunale che la cooperativa Universo e ambiente non risultava inserita nell'elenco delle ditte di fiducia e quindi non avrebbe potuto essere invitata alla gara. Secondo gli inquirenti Termini si adoperò perchè l'impresa fosse inserita nell'albo. Giovanni Luciano, arrestato anche lui ieri, si interessò perchè nel novero delle imprese fosse inserita anche la Peloritana Servizi, anche questa riconducibile alla Barrile, determinando l'esclusione di almeno un'altra impresa che avrebbe potuto partecipare e vincere la gara.

Molto articolata anche la vicenda che vede coinvolto il fondatore della Fire Sergio Bommarito. La Barrile avrebbe più volte sollecitato gli uffici comunali per velocizzare una pratica amministrativa che interessava Bommarito, esercitando pressione su alcuni funzionari perchè andasse a buon fine la pratica riguardante la ristrutturazione di villa Bommarito. La stessa Barrile avrebbe pressato sull'allora presidente dell'amam Termini, dicendogli che Bommarito era disposto a corrispondergli del denaro perchè sbloccasse una serie di pagamenti in favore della Fire, affidataria per conto dell'amam del servizio recupero crediti. Secondo quanto accertato dagli inquirenti la Barrile avrebbe ottenuto in cambio la stabilizzazione lavorativa di Angela Costa, collaboratrice nell'impresa di Bommarito e prestanome della stessa Barrile nella cooperativa Peloritana Servizi, e la promessa di assunzione in una impresa di Bommarito, della figlia dell'ex presidente del consiglio comunale oltre ad un contributo in denaro per la squadra di pallamano in cui militavano le sue figlie.

L'avvocato Nino Favazzo, legale dell'imprenditore Sergio Bommarito, precisa che il suo assistito, indagato per traffico di influenze illecite, si dichiara certo di poter quanto prima chiarire la propria posizione”

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