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Troppo lento il masterplan

Troppo lento il masterplan

Sembra passata una vita da quell'ottobre del 2016 quando il premier Matteo Renzi firmò anche a Messina, dopo aver fatto il giro del sud Italia, il Masterplan che avrebbe dovuto cambiare l'infrastrutturazione di un territorio che ha bisogno di strade come di lavoro.
Un anno e mezzo dopo quella giornata di quella mole di progetti in realtà poco o nulla è stato fatto. Troppo poco rispetto alla attese non foss'altro perché in questi 16 mesi, il masterplan è diventato la parola jolly per rispondere alle richieste dei cittadini sulla realizzazione di quelle opere che servono alla città e alla provincia.
La cabina di regia è della città metropolitana che coordina il lavoro di presentazione e finanziamento delle centinaia di progetti realizzati dai vari enti locali e che non hanno ottenuto lo sta bene del Governo.
Il problema è che gli esecutivi pronti per diventare cantieri, nel nostro territorio erano davvero pochi e così da un'analisi attenta da parte della stessa città metropolitana emerge che sui 332 milioni di capitali messi a disposizione del patto per Messina non è stato ancora speso un solo euro. Le uniche somme investite sono il 6% dei soldi che non sono la misura FSC, i fondi di coesione, ma quelli che arrivano da altre fonti, per esempio ministeriali, come quelli del porto di Tremestieri.
Dei nuovi fondi invece ancora nulla: sono solo cinque le opere appaltate e sono state richieste anticipazioni per soli sei milioni di euro. In rampa di lancio ce ne sono altri 11 di progetti per 12 milioni di euro. Troppo poco, davvero troppo poco. E poi ci sono i soldi destinati alla città metropolitana in senso stretto. Fra patto per la sicilia, patto per Messina, fondi ex Anas, APQ e finanziamenti da delibere ministeriali, palazzo dei Leoni ha in pancia qualcosa come 187 milioni di euro. Una somma spaventosa, che darebbe respiro per esempio alla manutenzione dei 1500 km di strade della provincia. Ebbene il problema che pur avendo i soldi l'ente, fino a pochi giorni fa sul filo del default, non ha gli uomini per preparare i progetti che servono per poter accedere a quelle somme e finanziare quello che serve. In forza alla ex provincia ci sono un dirigente tecnico, 4 ingegneri e 20 geometri, che devono occuparsi di tutti i lavori da Giardini a Sant'Agata e concludere le progettazioni di questa mole di interventi che sarebbero, questa sì una svolta epocale per tutti questi centri minori che sopravvivono solo grazie a quelle strade. Avere i soldi, come mai se ne sono visti dal dopo guerra a oggi e non avere la possibilità di spendere, sarebbe non un'occasione persa ma una vergogna.

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