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Corse clandestine, la Procura “avvisa” dodici indagati

La “scuderia Minissaloti” aveva una base collaudata

Sono dodici gli indagati dell’inchiesta “Zikka” incentrata sulle corse clandestine dei cavalli in città e sulla scuderia dei “Minissaloti”, che hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini preliminari da parte del sostituto procuratore Antonio Carchietti, il magistrato che ha coordinato l’indagine dei carabinieri.

Si tratta di Stello Margareci, considerato promotore e organizzatore dell’associazione dedicata alla corse clandestine di cavalli, Orlando Colicchia, Rosario Lo Re, Gabriele Maimone, Orazio Panarello, del veterinario palermitano Francesco Gaspare Franzino, e di Antonio Caruso, Gaetano De Leo, Francesco Gugliemo, Francesco Tricomi, Antonino Rizzo e Antonio Margareci.

Il gip Daniela Urbani ha disegnato nell’ordinanza di custodia l’assetto della “scuderia Minissaloti”: «Ogni componente ha un ruolo definito, in sintonia con una struttura piramidale, e la suddivisione delle funzioni è necessaria per la complessità dell’evento delittuoso che pretende una realizzazione ad hoc della varie fasi con specifiche competenze anche tecniche, si pensi al fantino o al veterinario compiacente».

Nei giorni scorsi il Riesame ha concesso gli arresti domiciliari a Stello Margareci, che si trovava in carcere. È stato scarcerato dagli arresti domiciliari invece, il veterinario palermitano Gaspare Francesco Franzino. I giudici hanno deciso in sostituzione dei domiciliari la misura del divieto di esercizio della professione per un anno.

Ricorsi rigettati invece, per altri cinque indagati dell’inchiesta, nei confronti dei quali permangono le misure restrittive decise dal gip nell’ordinanza di custodia cautelare: Antonino Caruso, divieto di dimora a Messina; Orlando Colicchia, arresti domiciliari; Gaetano De Leo, divieto di dimora a Messina; Rosario Lo Re, arresti domiciliari; Gabriele Maimone Arresti domiciliari.

Per Margareci i giudici hanno annullato solo due capi d’imputazione (“E”, “F”), e gli arresti domiciliari sono stati decisi - con l’uso del braccialetto elettronico -, in relazione al reato associativo (capo “A”)

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