Uno spaccato della città invisibile e che non ha alternative alla richiesta d’aiuto che i centri d’ascolto dislocati sul territorio accolgono. Quasi 2000 nel 2016 quelle che hanno bussato a questi avamposti della solidarietà. E le richieste principali sono sempre quelle di beni e servizi primari e lavoro.
Cresce il numero di giovani sotto i 36 anni che si sono rivolti alla Caritas e sempre del 5% sono cresciuti gli italiani. Un dato ceh preoccupa per il futuro l’abbassamento dell’età.
Dal punto di vista della tipologia di interventi resi, aumenta, e di molto, il sostegno per beni e servizi primari, che segna una crescita percentuale del 14,2. Peraltro beni e servizi primari, che comprendono tutti gli aiuti forniti rispetto a necessità fondamentali, dai farmaci al cibo, dalla casa ai libri di scuola, rappresentano il 53,4 % del totale degli interventi resi.
Questo è un dato offerto alla lettura anche delle Istituzioni Pubbliche – si legge nel report - perché siano ripensate le loro politiche sociali. Troppo spesso la Chiesa svolge un ruolo di ‘ammortizzatore sociale”
Chi sono le persone che si rivolgono al Centro d’Ascolto diocesano? Il 55% sono uomini, la maggior parte di loro sono italiani, 61%, e quasi il 67% hanno un età compresa tra i 36 ed i 64 anni.
Il 13.4% delle richieste presentate e il 15,7% dei bisogni emersi dall’analisi degli operatori riguardano il “lavoro che non c’è”.
Dai dati censiti dall’Osservatorio diocesano delle Povertà e delle Risorse si registra un aumento degli interventi finalizzati a proposte di impiego al lavoro per le persone accolte, alternando aiuti economici con opportunità di lavoro anche giornaliero. È prassi ormai consolidata anche per la Caritas Diocesana l’utilizzo di ‘borse lavoro’ in alternativa al contributo a fondo perduto per le famiglie bisognose e finalizzate all’inserimento o reinserimento socio-lavorativo di giovani e adulti in stato di necessità.
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