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Leader Confcommercio
stangato dal Comune

Leader Confcommercio stangato dal Comune

Il Comune contro il numero uno di Confcommercio. In un contenzioso che assume già i contorni del caso simbolo sull’annosa questione dell’occupazione suolo a Messina. L’ordinanza di ingiunzione sfornata il 7 dicembre scorso dal dipartimento Patrimonio di Palazzo Zanca rischia di essere più che “dolorosa” per Carmelo Picciotto, presidente di Confcommercio ma anche titolare del locale di piazza duomo “Dolce Vita”. Il Comune, infatti, ha chiesto a Picciotto di pagare, entro 30 giorni dalla data di notifica ben 56.718 euro, di cui la gran parte (56.142 euro) quali canoni, indennità e sanzioni amministrative, 5,88 euro di spese di notifica e 570,18 euro di interessi legali. In caso contrario, sarà iscrizione al ruolo.

Ma come si arriva a questa cifra monstre? Il Comune contesta, rispetto alla concessione demaniale rilasciata nel luglio 2010, la «difformità della tipologia di occupazione di suolo pubblico rispetto a quella autorizzata con l’inserimento di una pedana con un gradino ed una rampa e la sostituzione degli ombrelloni con una tenda retrattile e motorizzata», la «maggiore superficie occupata con strutture stabili in assenza di titoli autorizzativi», la mancata ottemperanza allo sgombero ingiunto dalla polizia municipale nel marzo 2014, dopo la revoca della concessione, e ancora l’omesso pagamento dei canoni 2012 e 2013.

In realtà per il 2012 ed il 2013, Picciotto ha versato in totale quasi 8 mila euro di canoni, ma secondo il Comune non è «quanto dovuto», da qui il credito vantato, con tanto di constestazione di “abusivismo” per 17 metri quadri occupati in più rispetto a quanto autorizzato.

«Non sono abusivo», replica Picciotto, che nella veste anche di presidente di Confcommercio conduce da mesi una battaglia sulle tariffe che il Comune di Messina, equiparandosi a città come Roma e Milano (anzi, ai centri storici di queste città), chiede agli esercenti per l’occupazione suolo. «Lo diciamo da una vita, sono cifre insostenibili – dice Picciotto –, anche perché parliamo della differenza rispetto a quanto già pagato. È un regolamento iniquo, di cui avevamo chiesto la revoca in autotutela. Come mai il Comune, fino al 2012, prima che le tariffe venissero aumentate a dismisura, incassava dieci volte in più rispetto a quanto recuperato negli ultimi anni? Ed è un discorso che riguarda anche benzinai, edicolanti, costruttori. Cerchiamo, allora, di ripartire da zero, con accordi transattivi che tengano conto di tariffe nuove e più eque. Il Comune, del resto, si è reso conto della situazione, se è vero che per sei mesi ha ridotto sperimentalmente del 50 per cento le tariffe per i nuovi esercizi. Ma per gli altri? A chi conviene arrivare fino in fondo nei contenziosi già aperti al Tar? Sediamoci – è l’appello di Picciotto – e rivediamo finalmente insieme il regolamento, per rendere competitiva Messina con le altre città. Altrimenti l’imprenditoria è costretta a guardare altrove».

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