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Torrenti, bombe ecologiche

Inquinamento ambientale, il sindaco Accorinti tra gli indagati

Nonostante il periodo festivo si lavora all'Arpa per realizzare nel più breve tempo possibile la mappa del disastro ambientale che ha investito il nostro mare e i nostri torrenti. Un inquinamento che viene da lontano, da anni di disinteresse ed inerzia, ed ora che veri e propri torrenti di melma giungono fino al mare mettendo a rischio anche la salute dei cittadini è toccato alla magistratura muoversi con il sequestro di nove fiumare. Un'inchiesta condotta dai carabinieri, dal Corpo Forestale e dalla Capitaneria di Porto e coordina dal procuratore facente funzioni Vincenzo Barbaro e dall'aggiunto Giovannella Scaminaci e che vede fra gli indagati il sindaco Renato Accorinti, il dirigente comunale ai Lavori pubblici Antonio Amato, il presidente dell'Amam, Leonardo Termini e l'ex direttore generale dell'Amam Luigi La Rosa. Un atto dovuto -ha commentato Accorinti- che ha chiesto di essere sentito al più presto per poter dimostrare tutto ciò che è stato fatto in questi tre anni per combattere l'inquinamento ambientale. Ma, intanto, i dati che vengono fuori dai primi esami sono allarmanti. Prendiamo il torrente Giostra. Alla foce della fiumara l'Arpa ha accertato una concentrazione di coliformi fecali intorno ai dieci, undici milioni per milligrammo mentre il massimo tollerato è di cinquemila ogni milligrammo. Veramente da non credere. Quello del Giostra è forse il caso più eclatante ma non meno grave è la situazione alla foce degli altri torrenti sequestrati Europa, Portalegni, Boccetta, San Licandro, Annunziata, Guardia, Faro e al centro grigliatura di Ganzirri.
Gli investigatori che stanno eseguendo le indagini fanno notare la situazione del torrente Portalegni dove addirittura le acque nere finiscono in una vecchia struttura e non sarebbero sottoposte ad alcun trattamento prima di finire in mare. Ecco perchè l'Arpa ha rilevato nei torrenti un'altissima concentrazione di fogne. Liquami che poi finiscono diritti in mare spesso in zone non interdette alla balneazione e dunque frequentate in estate dai bagnanti. E per quanto fossero vicende in parte risapute l'inchiesta della magistrature le ha riportate prepotentemente alla ribalta. Ora non resta che intervenire. Toccherà a Palazzo Zanca ed all'Amam studiare una strategia comune per togliere Messina dalla melma. Impresa non facile di questi tempi.

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