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E' morta la poetessa messinese Jolanda Insana

E' morta la poetessa messinese Jolanda Insana

«Pupara sono / e faccio teatrino con due soli pupi / lei e lei / lei si chiama vita / e lei si chiama morte / la prima lei percosìdire ha i coglioni / la seconda è una fessicella / e quando avviene che compenetrazione succede / la vita muore addirittura di piacere». Questi versi tratti da “Sciarra amara” (Guanda), la prima raccolta di poesie pubblicata nel 1977, vengono spontanei alla memoria, adesso che quella “compenetrazione” è avvenuta e Jolanda Insana è morta giovedì a Roma, dove viveva dal 1968. Chissà se davvero “la vita sia morta di piacere”, ma l’esistenza non era mai stata facile per la poetessa messinese, nata nel 1937. Un carattere aspro, spesso solitario, ribelle, che è stato anche ispirazione per una poesia dai toni forti e sinceri.
Giovanni Raboni, che la scoprì, aveva parlato di «qualcosa di antico nella poesia della Insana, di solennemente proverbiale e al tempo stesso di violentemente, intrepidamente esposto (tramite un continuo lavorio di ibridazioni lessicali e timbriche) alle vicissitudini e ai disastri della contemporaneità». Aggiungendo, come ha ricordato in queste ore Luigia Sorrentino, che si trattava di «una parola poetica morsa dalla fame nella quale è racchiusa l’infermità del corpo e l’infermità della nazione».
Toni forti, dunque, che derivavano certamente anche dalla sua origine siciliana e da un modo di scrivere (e di pensare) che non aveva mai perso di vista il dialetto dell’isola e quello messinese in particolare. Già quel «pupara sono» è rivelatore. Ma nello stesso tempo, in un modo che è stato definito perfino “selvaggio” scavava all’interno della lingua italiana, riconoscendo anche fuori da sé – negli altri e nel mondo - la fragilità del proprio corpo. Emozioni di vita e personali che avevano decretato il successo dei suoi reading in alcuni teatri italiani.
Nel 2002 vinse il premio Viareggio con “La stortura” (Garzanti) e la stessa casa editrice nel 2007 ha pubblicato la sua intera opera nella collana “Gli Elefanti poesia”. Aveva anche tradotto classici greci e latini, oltre ad autori contemporanei.

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