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Processo “Gettonopoli”, il Comune chiede di costituirsi parte civile

Gettonopoli, la Digos ritorna al Comune

Palazzo Zanca chiederà i danni ai consiglieri comunali coinvolti nell’inchiesta “Gettonopoli” sulle presenze “lampo” nelle commissioni per intascare il relativo gettone. Alla prima udienza del processo che s’è aperto ieri il Comune ha infatti chiesto ai giudici della prima sezione penale di costituirsi parte civile, ed è stato l’avvocato Carmelo Picciotto su mandato della giunta comunale a depositare l’atto. Ovviamente il collegio presieduto dal giudice Silvana Grasso si è riservata la decisione, che farà conoscere alla prossima udienza, che è stata fissata per il prossimo 3 novembre.

Sul piano tecnico non è stato fatto praticamente altro poiché l’udienza è slittata, visto che è sorto un problema in relazione alla posizione e alla presenza in aula, e alle notifiche degli atti, per l’ormai ex consigliere Paolo David, attualmente ristretto agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione “Matassa” sui contatti mafia-politica che sarebbero avvenuti nel corso di alcune consultazioni elettorali degli anni passati.

Sono in tutto 17, dopo i due proscioglimenti decisi dal gup Maria Militello all’udienza preliminare, i consiglieri imputati al processo: Carlo Abbate, Piero Adamo, Pio Amadeo, Angelo Burrascano, Nino Carreri, Nicola Crisafi, Giovanna Crifó, Nicola Cucinotta, Carmela David, Paolo David, Libero Gioveni, Nora Scuderi, Santi Sorrenti, Fabrizio Sottile, Benedetto Vaccarino, Santi Daniele Zuccarello e Andrea Consolo.

Di questi 17 però soltanto in 12 sono attualmente ancora sottoposti a una misura cautelare personale, ovvero quella dell’obbligo di firma alla polizia giudiziaria (in questo caso i vigili urbani di Palazzo Zanca), e sono: Carlo Abbate, Piero Adamo, Pio Amadeo, Angelo Burrascano, Giovanna Crifò, Nicola Crisafi, Nicola Cucinotta, Carmelina David, Paolo David, Fabrizio Sottile, Benedetto Vaccarino e Daniele Zuccarello.

L’inchiesta Gettonopoli è incentrata sulle “presenze lampo” nelle varie commissioni consiliari, per cui a suo tempo a conclusione dell’indagine della Digos, il procuratore aggiunto Vincenzo Barbaro e il sostituto Diego Capece Minutolo avevano chiesto il rinvio a giudizio, contestando a vario titolo - ma non a tutti -, le accuse di truffa, falso e abuso d’ufficio.

Non tutti i consiglieri devono infatti rispondere di tutti e tre i reati contestati dall’accusa. Il dettaglio: ad 8 vengono contestati tutti e tre (Abbate, Adamo, Consolo, Crifò, Cucinotta, Sorrenti, Vaccarino e Zuccarello), a 7 solo la truffa e il falso (Amadeo, Burrascano, Carreri, Crisafi, Carmelina David, Paolo David, Sottile), a 2 soltanto il falso (Gioveni e Scuderi).

Secondo quanto hanno scritto nella loro richiesta delle misure cautelari il procuratore aggiunto Vincenzo Barbaro e il sostituto Diego Capece Minutolo «è stato accertato che alcuni consiglieri comunali, a causa della mancata previsione di una voce stipendiale fissa a loro favore, attraverso ripetuti atti fraudolenti, riescono sistematicamente ed illegittimamente ad ottenere dall’amministrazione il maggiore numero possibile di “gettoni di presenza”, ovvero dell’indennità prevista per la partecipazione alle sedute delle commissioni, assai verosimilmente al fine di ottenere la corresponsione dell’indennità comunque nella misura massima consentita dalla legge, pari a euro 2.185,56, e ciò a seguito della riduzione sancita nel 2013 dell’importo del gettone da euro 100 ad euro 56,04». (n.a.)

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