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Mafia, resti umani nel Patrì

Mafia, resti umani nel Patrì

Li hanno trovati. I resti umani che cercavano. Dopo tre settimane di faticosi scavi nel greto del torrente Patrì. Lungo il sentiero sterrato di una vecchia strada arginale, che scorre nell’alveo e attraversa contrada Cappellano, nel territorio di Rodì Milici.

Quindi ha avuto esito positivo la nuova campagna di scavi decisa dalla Distrettuale antimafia di Messina, alla ricerca di un nuovo cimitero di Cosa nostra barcellonese. Un luogo che sarebbe stato indicato dal nuovo “mister X”, ovvero - secondo indiscrezioni -, un neo collaboratore di giustizia o dichiarante che starebbe rivelando ai magistrati della Dda e ai carabinieri del Ros particolari inediti del precedente ventennio mafioso, a Barcellona e dintorni.

E forse, bisogna ovviamente usare ancora il condizionale, è troppo presto per avere una “sentenza” definitiva, i familiari del macellaio Giuseppe Italiano, inghiottito dalla lupara bianca della mafia barcellonese il 22 febbraio del 1993, non aveva nemmeno compiuto 23 anni, tra qualche mese potranno seppellire i poveri resti del loro congiunto, e avere una tomba su cui piangere e portare fiori. In queste ultime settimane i parenti di Italiano hanno seguito la campagna di scavi con grande apprensione e speranza.

Adesso la parola passa al pool scientifico che dovrà accertare con sicurezza se i resti ritrovati siano o meno di Italiano. In ogni caso era proprio lui che cercavano i sostituti della Dda Vito Di Giorgio e Angelo Cavallo con i carabinieri del Ros, lungo i torrenti di quel “cimitero diffuso” che Cosa nostra barcellonese ha adoperato sin dagli anni 70 per seppellire i suoi morti ammazzati.

In queste ultime tre settimane hanno lavorato agli scavi i vigili del fuoco, in una porzione di territorio di contrada Cappellano, che ricade geograficamente nel comune di Rodì Milici. Le operazioni sono state coordinate da un medico legale, il prof. Giulio Di Mizio, del dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro. Era stato proprio Di Mizio, in passato, a repertare i corpi dei casi di lupara bianca nel 2011, quando la prima collaborazione importante, quella del boss dei Mazzarroti Carmelo Bisognano, aveva consentito di svelare alcuni omicidi, finiti poi agli atti dell’operazione “Gotha”. I resti ritrovati saranno esaminati dalla sua equipe. Ci vorrà un po’ di tempo ma si arriverà sicuramente ad una certezza identificativa.

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