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I 5Stelle puntano al vertice

I 5Stelle puntano al vertice

Come sta il Movimento 5 Stelle a Messina? Se lo sono chiesti in tanti, in città, dopo l’exploit delle ultime elezioni, con Roma e Torino “conquistate” da due giovani donne. Come Valentina Zafarana, che dal 2012 è “portavoce” all’Ars. E che qualcuno vedrebbe come possibile “sindaca” se non addirittura di più. Già, perché a Palermo c’è chi insiste sull’ipotesi che possa essere lei la prossima candidata pentastellata alla presidenza della Regione. Ed è alla Zafarana, dunque, che rivolgiamo quella domanda.

Come sta il M5S a Messina?

«C’è un gruppo forte e numeroso che sta crescendo. Secondo la nostra logica per cui la politica è una palestra. C’è un approccio di studio, col quale con profonda umiltà ci si mette al servizio della comunità. Per noi questa è la politica con la P maiuscola».

Eppure in città le attività del M5S sono ancora poco percepite.

«Sono tanti i fattori. Noi vogliamo che chi vota non rimanga un “tifoso” che ogni cinque anni traccia un segno con la matita, ma partecipi quotidianamente. Messina è una città complessa, ma non deve essere un alibi. Per questo ci stiamo strutturando, con un programma di incontri sul territorio. Non bisogna dimenticare che siamo una realtà politica “giovane”, che nessuno di noi è pagato per fare politica e che quindi a muoverci sono solo energia e voglia di partecipazione».

M5S è un movimento che fa più breccia tra i delusi, i giovani, o è superata questa idea?

«C’è un dato di fatto: la grande partecipazione femminile. E poi è vero, si avvicinano a noi i delusi, gli universitari. Ma a tutti noi parliamo la lingua dei temi concreti. Ad esempio il consumo zero del suolo, la spending review, l’efficientamento energetico, la raccolta rifiuti. Dove abbiamo governato siamo riusciti ad affrontare il dissesto finanziario con risultati eccellenti».

E invece a Messina, nel 2013, il simbolo M5S non riuscì a conquistare nemmeno un consigliere. Ottenendo meno del 3%, quando poche settimane prima alle Politiche era stato il secondo partito cittadino dopo il Pdl, stessa cosa l’anno prima dietro la corazzata Pd. Perché?

«Non avere consiglieri comunali a Messina è certamente un limite. L’analisi del voto del 2013 abbiamo ovviamente provato a farla, va detto che anche a Palermo, un anno prima, ci fu lo stesso tipo di risultato. I comuni più grandi in generale sono più refrattari al cambiamento. Ma non ci nascondiamo, ha inciso anche l’inesperienza, come la poca programmazione sul territorio».

E magari ad attirare l’elettore medio dei Cinquestelle fu Accorinti. Che avrebbe anche potuto essere un vostro candidato.

«Non c’era grande distanza, sul piano programmatico, con Accorinti e il suo movimento. Sull’attuazione, invece, sì. Accorinti ha un nome, una storia e ha incarnato meglio la voglia di cambiamento. A un certo punto, però, è stato frenato da equilibri precostituiti. Noi, invece, nasciamo totalmente scollegati da quegli equilibri. Per carità, ben vengano più proposte di cambiamento, ma noi abbiamo la garanzia di un simbolo. Se sbagli fortemente rispetto alle promesse elettorali, sei fuori. Ad esempio, sul taglio dell’indennità. Da noi Messinese, a Gela, è stato espulso per questo».

Che rapporto avete con l’amministrazione Accorinti? E qual è il vostro giudizio dopo tre anni?

«Noi ci siamo posti come forza a disposizione del sindaco della città, portando sul tavolo proposte. Ci sono stati degli incontri, le porte erano aperte, ma poi il dialogo si è interrotto. Proseguendo solo parzialmente, come sul regolamento beni comuni. Salvo Patrizia Panarello e parzialmente Daniele Ialacqua, le risposte da parte degli assessori non sono mai arrivate. Non abbiamo capito quali indirizzi politici siano incarnati da questa Giunta. Vedi la discarica di Pace. Noi stiamo chiedendo alla Regione di ricorrere al Cga e ci impegneremo per questo. Poi la sanità: non abbiamo capito chi siano stati i consiglieri del sindaco, che avrebbe dovuto fare le barricate come i suoi colleghi siciliani. E invece dopo un iniziale impegno, si è “ritirato”».

Da Accorinti a Crocetta. Le ultime elezioni regionali hanno rappresentato il vero primo successo del M5S. Che bilancio è possibile fare, ad oggi?

«È un’esperienza positiva. La Sicilia è stata la prima regione in cui il Movimento è entrato con una presenza più massiccia. Segno che il popolo siciliano vuole qualità. Per questo riteniamo che il voto di preferenza rimanga un presidio di sovranità popolare. Adesso, dopo le vittorie ai ballottaggi, il M5S è pronto per lanciare un’Opa sulla Regione. Ci sentiamo proiettati al governo di questa Regione. Con le dovute cautele, non dico che siamo i migliori, ma abbiamo coerenza di intenti. Lo dimostra il fatto che, pur all’opposizione, portiamo avanti comunque il nostro programma. Vedi il microcredito. Non abbiamo aspettato una legge per fare ciò che la gente chiede: ridurre gli emolumenti. Non solo, abbiamo alimentato il tessuto produttivo. Con il taglio delle indennità, abbiamo aiutato 60 imprese in Sicilia, sono più di 2 mila in tutta Italia».

Il tema dei rifiuti è un terreno su cui può giocarsi una partita importante.

«Le proveremo tutte contro la scelta scellerata di puntare sugli inceneritori. Noi insistiamo su Rifiuti Zero: si può fare, ed è dimostrato. Il popolo siciliano è più avanti dei suoi rappresentati, lo ha fatto vedere più volte. Pensare di realizzare un inceneritore nella valle del mela, in un territorio che sta provando a risollevarsi, significherebbe dare un’ennesima mazzata. In Italia ormai basta parlare di “obiettivi strategici” per giustificare qualsiasi cosa. E la Sicilia su questo è come se fosse commissariata da Roma, un diktat dietro l’altro. L’ultimo bluff: i 500 milioni. Da un lato ce li danno, dall’altro ci tengono fuori dalla distribuzione dei fondi statali che dovrebbe portarci 480 milioni. Una presa in giro».

Nel lanciare un’Opa sulla Regione, pare che il M5S possa puntare su una donna. E se fosse Valentina Zafarana? Le voci si rincorrono...

«Non c’è niente di deciso, sono solo voci che mi lusingano e danno forse atto, almeno lo spero, di un lavoro condotto dalla parte dei cittadini. Ma in ogni caso sarebbe una decisione frutto di un processo condiviso con la base».

Allora aspettando di vedere cosa accadrà a Palermo, torniamo a Messina e a un “giochino” fatto da molti, in questi giorni. Raggi a Roma, Appendino a Torino... Zafarana a Messina?

«Anche qui, che qualcuno possa pensare ad una mia sindacatura mi lusinga, a tutti piacerebbe mettersi al servizio della propria città. Ma ripeto, sarà il gruppo a decidere la figura che potrà ambire a diventare sindaco. Ci stiamo lavorando, stiamo coltivando il fermento che già c’è. Per un grande progetto, prima di tutto ci vogliono i messinesi».

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