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«Se non ce la faccio
salutate i miei figli»

«Se non ce la faccio salutate i miei figli»

Ha sentito, a pochi metri di distanza, il grido disperato di una madre che aveva appena visto il figlio ventunenne precipitare in mare dalla nave Tremestieri – forse un malore, forse un insano gesto – e non ci ha pensato un istante. Con il coraggio dell’uomo che la divisa la indossa nel cuore, prima che sul corpo, il poliziotto libero dal servizio si è tuffato da 12 metri d’altezza e da una nave in movimento, nelle acque dello Stretto, e ha salvato la vita a quel ragazzo, mettendo a rischio la propria. A quella madre il cui cuore stava per scoppiare per lo strazio più insopportabile, ha restituito il sorriso con un salvataggio di quelli che non si vedono più nemmeno nei film. In pochi minuti le ha restituito il figlio, ridato il respiro.

Un gesto assolutamente eroico quello compiuto ieri pomeriggio alle 16.20 da un agente del commissariato di Patti, Basilio Fallo, 41 anni, nel mare tra Sicilia e Calabria, in prossimità della rada S. Francesco. Sembrava una delle solite rotte tranquille che si snodano ogni giorno tra le due sponde, il mare appena mosso, tanta gente a bordo della ro-ro di Tourist & Caronte che salpata alle 16 da Villa S. Giovanni era prossima a raggiungere la costa messinese.

All’improvviso il dramma. prima il clamore di alcuni ragazzini poi una signora di mezz’età che lancia il terribile allarme: «In acqua... mio figlio è in acqua». Una situazione che può voler dire morte nel giro di pochi minuti, forse addirittura secondi. Ma ecco che il miracolo immediatamente prende forma. A pochi passi dalla donna disperata c’è il poliziotto di Patti, in tenuta da ciclista, reduce con alcuni amici da una competizione di fondo a Bagnara Calabria: stanco ma felice, pronto a rientrare nel calore di casa, dove lo attendono la moglie e i due bambini. Quel nido che nessuno vorrebbe mai perdere in un istante, ma l’eroismo scatta in lui come una molla, non concede alla paura e all’esitazione un infinitesimo di secondo.

Ecco che si compie il miracolo: mentre la madre probabilmente prega Dio che quel secondo tuffo sia la salvezza del giovane figlio, la salvezza si sta già compiendo per l’ispirazione forse divina di quell’uomo che ha deciso di salvarglielo, lui, il figlio, a tutti i costi. Poche bracciate tra le onde e il ragazzo viene abbracciato per la vita, distende le sua braccia sulle spalle e attorno al collo del suo salvatore.

Il salvataggio due volte rischioso – l’altezza del tuffo, la presenza delle eliche – non è ancora finito, richiede un ultimo passaggio. Dalla nave ormai ferma, dove tutti si sono mobilitati secondo le regole della navigazione, si fa accorrere verso i due uomini “in mare” una piccola barca da pesca che si trovava nella zona.

I due uomini vengono issati a bordo: a parte lo choc, l’adrenalina a mille, stanno entrambi bene. Sulle banchine della rada San Francesco, naturalmente, accorrono i soccorsi e le forze dell’ordine. Un’ambulanza del 118 accompagna il giovane in ospedale, al Papardo, per le visite del caso. Occorre capire la causa della sua terribile caduta in mare dalla nave in moto. L’aspetto umano è sconfinato: si cerca di ricostruire i fatti, ma anche la possibile sofferenza esistenziale del ragazzo. L’intera vicenda viene ricostruita dalla Guardia Costiera e la Polizia con l’aiuto dell’ufficiale di bordo e naturalmente quello dei protagonisti e dei testimoni.

E a proposito di particolari raccolti tra i passeggeri della Tremestieri, passati di voce in voce, ce n’è uno che mette i brividi, che commuove per la sua dolcezza.

Un istante prima di tuffarsi da quell’altezza vertiginosa Basilio Fallo si gira verso gli amici e dice loro: «Se non ce la faccio salutatemi voi mia moglie e i miei bambini. Ma evidentemente, parafrasando un vecchio film, lassù Qualcuno ha visto ed amato il gesto sublime. Un salvataggio così coraggioso e rischioso.

È, si apprende, lo stesso poliziotto che arrivò per primo al “Rifugio del falco” l’agriturismo pattese che il 22 luglio 2007 venne divorato dal tremendo rogo che spense 6 vite. Quella volta raggiunse e portò via il cuoco del locale il quale, purtroppo, poi, non ce la fece per la gravità delle ferite.

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