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Disgustosa operazione
di vassallaggio

Una disgustosa operazione di vassallaggio

 Una disgustosa operazione di vassallaggio, che nulla ha a che vedere con la politica. La transumanza in consiglio comunale non è una novità, ma come la Gazzetta ha scritto ieri, stiamo assistendo al più grande salto della quaglia mai verificatosi a Palazzo Zanca, roba da Guinness dei primati. E da libro nero. Dopo Gettononopoli, il consiglio comunale di Messina si è dato letteralmente la zappa sui piedi, perdendo quel residuo di credibilità che era rimasto agli occhi dei cittadini-elettori. Cittadini-elettori che nel 2013 erano stati chiamati ad esercitare il diritto-dovere del voto e che avevano premiato un partito (il Pd) e una coalizione (Centrosinistra), anche se poi il candidato sindaco di quel partito (Felice Calabrò) e di quella coalizione è stato costretto, per soli 57 voti, ad andare al ballottaggio e lì, ai “supplementari”, è stato sconfitto dalle truppe accorintiane. Ora tutto si è ribaltato, il Pd è rimasto con soli tre consiglieri, Forza Italia e il Centrodestra hanno conquistato la maggioranza, e tutto non secondo dinamiche politiche, ma in base a considerazioni di ben altra natura. A questo punto non può non porsi il problema dell’azzera - mento di tutte le cariche, dalla presidenza del consiglio alle presidenze delle singole commissioni consiliari. Atto, questo sì “politico”, che probabilmente verrà richiesto nei prossimi giorni, ma che già oggi viene sollecitato dalla maggioranza dei messinesi che non ne possono più di vedere la Politica (di maiuscolo un tempo c’era la P, ora non è rimasto più nulla) ridotta in questo stato. In realtà, bisognerebbe chiuderla qui, ora e subito, questa consiliatura, perchè non ci sono più le condizioni per andare avanti, tra consiglieri inquisiti e consiglieri che, per seguire le indicazioni del “capo”, hanno calpestato la propria dignità, oltre al voto di ciascun elettore. L’aspetto più ridicolo è contenuto nelle motivazioni addotte da ogni consigliere. Meglio stendere un velo pietoso. La verità è che, subito dopo le elezioni, è come se fosse calato un incantesimo sull’aula di Palazzo Zanca e i fedelissimi dell’on. Genovese si fossero trovati sospesi in una “terra di mezzo”, in attesa di segnali che non potevano arrivare, almeno fin quando il leader era in tutt’altre faccende affaccendato. Poi, d’incanto, un colpo di bacchetta magica, l’uscita dalla Casa circondariale e dai domiciliari, l’incontro con Micciché, la folgorazione sulla via di Damasco. E ora tutti con la casacca azzurra, ma se fra sei mesi il loro leader dovesse decidere di passare alla Lega, ecco che gli stessi indosserebbero cravatte e fazzoletti verdi. Se si può passare sopra la scelta del singolo consigliere, ben diverso è il discorso riguardante le cariche istituzionali. Il contesto in cui maturò l’elezio - ne a presidente di Emilia Barrile non esiste più, e lo stesso vale per i presidenti delle commissioni. Molto probabilmente l’Aula riconfermerà (visto che la maggioranza è la stessa, anche se dal Centrosinistra è confluita nel Centrodestra) le decisioni assunte in precedenza, ma non si può far finta che nulla sia accaduto. E l’amministrazione comunale? Il sindaco Accorinti sa che le vicende delle ultime settimane sono state un incredibile “assist” anche alla sua Giunta, per ribaltare il corso degli eventi e invertire il trend negativo. Ma il primo cittadino non vuole cavalcare l’onda: «La gente prova disgusto, io semplicemente tristezza –dichiara Accorinti –, così si alimenta quel senso di sfiducia nei confronti della politica che porta a dire “guarda, sono tutti uguali”. Un conto sono gli accordi tra forze politiche e sociali sui problemi della città e sulle soluzioni da trovare, e la nostra giunta non ha mai avuto pregiudiziali nei confronti di questo o quel partito, di questo o quel consigliere, un conto è tradire il mandato ricevuto. Io spero che i messinesi, di fronte a questi fatti, capiscano davvero che “non siamo tutti uguali

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