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Saro Cattafi lascia carcere duro

Saro Cattafi lascia carcere duro

Adesso forse bisognerà riscrivere parte della storia della mafia barcellonese degli ultimi 15 anni. E questa volta non c'entrano i pentiti con le loro rivelazioni ma una sentenza della Corte d'Appello di Messina del 24 novembre scorso secondo la quale l'avvocato Rosario Pio Cattafi almeno a partire dal 2000 non può essere considerato, così come l'avevano dipinto numerosi collaboratori di giustizia, il capo di Cosa Nostra a Barcellona. La Corte d'appello gli aveva ridotto la condanna a 7 anni di reclusione contro i 12 del primo grado per la sua appartenenza alla mafia barcellonese ma soltanto fino al 2000. E così ieri gli stessi giudici di secondo grado, accogliendo l'istanza del suo legale l'avvocato Salvatore Silvestro, ha disposto la scarcerazione di Saro Cattafi che così in poche ore è passato dal 41 bis, il regime di carcere duro, nella casa circondariale di L'Aquila, alla libertà totale. Va considerato che Cattafi era stato condannato in primo grado a 12 anni di reclusione nel dicembre 2013 in quanto il gip lo aveva ritenuto del tutto appartenente a Cosa Nostra barcellonese. Un capo indiscusso come sostenuto da pentiti messinesi e catanesi. Ma ora le carte in tavola sono cambiate anche per via delle dichiarazioni di qualche collaboratore eccellente dell'ultima ora. E' il caso del boss Carmelo D'Amico che ha indicato si Cattafi come esponente della mafia di Barcellona ma solo fino al 2000 cioè fin quando nella città del Longano comandava in maniera indiscussa Pippo Gullotti. Dopo la cattura di quest'ultimo, non si hanno notizie, sostengono i giudici, di un ruolo apicale di Cattafi nell'organizzazione mafiosa barcellonese. Da qui l'insussistenza delle esigenze cautelari per i fatti in questione e dunque la decisione di restituire la libertà a Rosario Cattafi. Un provvedimento che non può trovare d'accordo la DDA presso la Procura di Messina che in varie operazioni antimafia condotte negli ultimi anni hanno arrestato Cattafi. Quasi scontato che la Procura Generale impugnerà davanti alla Corte di Cassazione la decisione della Corte d'Appello di scarcerare l'avvocato barcellonese.

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