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I primi 40 anni
di Telefono Amico

In quarant’anni cambiano bisogni, necessità, sorgono nuovi problemi legati anche alla crisi economica, che creano fratture all’interno delle famiglie, solitudini, attriti, disagi. Ma non cambia il valore dell’ascolto, libero da condizionamenti, e Telefono Amico, con uno spirito di aiuto volontario, risponde a questo bisogno, ieri come oggi. Lo fa rispettando l’anonimato, con l’attenzione e la preparazione dei volontari formati da percorsi appositi a renderli sempre più consapevoli del ruolo della parola e dell’ascolto. «Dal 1975 ad oggi tanti i cambiamenti nella società e nelle esigenze del prossimo ma non è mutato lo spirito con cui Telefono Amico offre il suo servizio per vivere la complessità della relazione umana – lo ha ricordato il presidente Ennio Marino, ieri pomeriggio, al Monte di Pietà, durante un pomeriggio di festa, incontro e condivisione, al quale ha preso parte anche il sindaco Accorinti – centinaia di migliaia di telefonate di tutti i generi, richieste di dialogo e confronto da parte di persone di ogni ceto sociale, con motivazioni diverse ma accomunate da un bisogno di ascolto, sono un bilancio significativo. Il disagio del prossimo, osservato al telefono, è privo di barriere architettoniche, di difese, pudori e schermi di qualunque specie. Rispetto al passato la sfera del disagio si è articolata in forme più sofisticate. La qualità delle relazioni interpersonali risente della mancanza di sicurezza. L’assenza di certezze, una crisi economica schiacciante e la mancanza di una società più giusta sono elementi critici. Non di rado sono queste situazioni a rischio che preludono a forme di isolamento dal contesto di appartenenza, depressioni e, in certi casi, suicidi. Quella di Telefono Amico è un’organizzazione che opera con la rete Cevita, distribuita in tutt’Italia, per essere operativi e all'altezza delle sfide che ci attendono». E sono aperte le iscrizioni al corso di formazione per nuovi volontari. Durante la giornata, si è svolto il seminario di approfondimento “L’ascolto come incontro” che ha coinvolto anche la psicoanalista junghiana Jenny Gioffrè con una riflessione su “La parola che ti vede” e il docente di analisi dei contenuti formativi Alessandro Versace che si è soffermato su “Emozioni e ascolto attivo: le barriere della comunicazione”. Spazio anche alle parole e alle melodie del gruppo musicale “13° nota”. Ad impreziosire la serata la proiezione del videoclip dal titolo “Il filo della vita”, prodotto dal corso di Teoria e metodo dei mass media dell’Accade - mia di Belle Arti “Mediterranea” di Messina.

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