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Nei numeri la forza dell’Area dello Stretto

 È un assist al bacio, come un lancio smarcante di Pirlo. Se hai voglia e buoni polmoni, corri, raggiungi il pallone e lo metti in rete. La metafora calcistica ci aiuta a dare l’idea dell’importanza del Report redatto da “Srm” (Studi e Ricerche Mezzogiorno), che verrà presentato oggi, nell’aula magna dell’Università, con inizio alle 9,45, nell’ambito del convegno promosso dalla Fondazione Bonino Pulejo e da Banca Intesa. Un Report che fornisce indicazioni preziosissime, che potranno e dovranno servire come base per ogni futuro piano, e discussione, riguardante l’economia, le strategie e la sicurezza dei trasporti nell’area dello Stretto, sempre più baricentrica nel cuore del Mediterraneo. La “Gazzetta” è in grado di anticipare qualche dato. L’analisi di “Srm” evidenzia come il traffico navale di merci nel bacino del Mediterraneo sia cresciuto di oltre il 123 per cento negli ultimi 13 anni e nel nostro mare transita circa il 19 per cento del traffico navale mondiale, con un incremento del 4 per cento rispetto a dieci anni fa. L’Italia è al ventesimo posto, dietro i principali competitor mondiali (in testa Olanda e Germania) per la movimentazione dei container ed è diciasettesima nel ranking internazionale del Liner Shipping Connectivity Index, che misura la capacità di accoglienza delle grandi navi di un sistema portuale. Il nostro Paese è al terzo posto in Europa per i traffici di merci. Ma veniamo ai dati e alle percentuali che più ci interessano. Il 33,7 per cento del valore aggiunto dell’economia del mare è prodotto nel Mezzogiorno (oltre 14 miliardi di euro) e il 38,6 per cento dell’occupazione generata dall’economia marittima si trova nel Sud Italia. I porti meridionali movimentano il 46 per cento del traffico merci e del traffico container complessivo. Il Report è ovviamente incentrato particolarmente sui porti dello Stretto. Gioia Tauro, come è noto da tempo, è il primo porto di transhipment italiano con 3 milioni di teu, il 29 per cento del traffico container nazionale. Il sistema portuale Messina-Milazzo si è ritagliato un ruolo di assoluta rilevanza come primo porto passeggeri in Italia con oltre 8 milioni di transiti (il 18 per cento del traffico nazionale) ed è anche il quinto scalo italiano come movimentazione di idrocarburi e come ro/ro, grazie ai servizi di attraversamento dello Stretto, il flusso da e per le Isole Eolie e le autostrade del Mare. C’è una stima precisa secondo la quale un euro investito nel trasporto marittimo ne genera complessivamente 253 nell’intera economia e questo dimostra come nel porto e nel settore del mare più in generale, si produca un effetto moltiplicatore di ricchezza. Se questa è la fotografia dello stato dell’arte, ancor più interessanti sono le previsioni per il futuro e le strategie da attuare, che saranno il tema principale di discussione durante il convegno odierno. Senza voler anticipare i contenuti degli interventi e delle relazioni degli illustri ospiti, si può e si deve partire innanzitutto dai numeri: le previsioni di crescita del Pil per il 2015 si attestano in Sicilia intorno al più 0,5 per cento e in Calabria sul più 0,1 per cento. Il trend è destinato a crescere sensibilmente nel 2016. Le potenzialità sono enormi e legate all’apertura internazionale della macroarea dello Stretto come leva di sviluppo. Dal Report si evince con chiarezza che il nostro porto, come quelli di Reggio Calabria e di Gioia Tauro, può svolgere un ruolo da protagonista se messo in sistema con l’economia locale, se in grado di lavorare nell’ottica di una sinergia turistica cogliendo sempre più le opportunità del sistema croceristico intrecciandole a quelle dell’agroalimentare e della cultura, se al centro di strategie di spinta all’internazionalizzazione del sistema manifatturiero. E poi, meno burocrazia che strangola ogni ipotesi di sviluppo e più coraggio nelle politiche di attrazione degli investimenti. Il futuro è già qui, è un treno da prendere al volo

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