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"Caro rifiuti", il Comune risponde a Ciacci e a Messinambiente

Il primo attacco arrivò dall'allora commissario Alessio Ciacci che parlo di un costo 250 mila euro in più al mese che l'azienda di via dogali avrebbe dovuto sostenere per far fronte al costo della raccolta dei rifiuti.Procedura vuole che il comune detta di costi, consegna a Messina ambiente i compiti e quelle somme che poi vengono raccolte, esattamente all'euro attraverso la tari

Giovedì in audizione, i nuovi vertici di Messinambiente hanno confermato la dissonanza fra i due costi, che non possono non avere ripercussioni sulle tasche dei cittadini che li dovranno pagare o nella Tari o più in là quando diventeranno debiti fuori bilancio.

Il responsabile del dipartimento Ambiente e sanità Domenico Signorelli fa notare come la richiesta di Ciacci e di Messinambinte di avere almeno 3 milioni in più l'anno per il servizio, in realtà nasca non da una sottostima da parte di Palazzo Zanca, ma da un costo insostenibile degli stipendi dei lavoratori. Signorelli dice che i maggiori costi che Messinambinte sostiene derivano per quasi 5 milioni proprio dalla voce personale e che sono frutto di un eccesso di lavoratori rispetto alle reali necessità del servizio ed un inquadramento di buona parte dello stesso nelle categoria medio alte.

Per dimostrare che i conti che fa il comune su quanto dovrebbe costare il servizio sono giusti, il dirigente affianca il il valore che Palazzo Zanca prevede, con quelli della media pro capite regionale. Ne viene fuori che il messinese già paga dieci euro in più della media dei suoi conterranei, figuriamoci se venisse applicato il costo chiesto da Messinambiente che nel 2014 era di oltre 8 milioni di euro in più rispetto alle previsioni esclusa iva – 34 milioni contro i 26 previsti. E indovinate chi deve mettere di tasca la differenza, quando poi si devono chiudere i bilanci e salta fuori la magagna del ripianamento dei debiti?

La nota di Signorelli si chiude con una indicazione ai consiglieri comunali che dovranno esitare la Tari. Per il dirigente “ i maggiori costi che la Messinambiente dichiara di sostenere non devono essere inseriti nel piano Tari in quanto – si legge- da ritenersi disavanzo di bilancio della società per fatti connessi alla stessa gestione societaria.

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