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Messina, in attesa
dei ricorsi serve
chiarezza sui ruoli

La priorità è ritrovare la Legapro, il campionato che giustificherebbe lo sforzo economico compiuto da Stracuzzi e soci per rilevare il club dalle mani di Pietro Lo Monaco. Dallo scorso otto agosto, giorno della presentazione alla città, ad oggi, i nuovi proprietari non sono ancora riusciti a dare un assetto determinato. Niente distribuzione delle cariche necessarie per la vitalità dello stesso, e non è stato neppure reso noto il budget dopo l’ingente investimento sostenuto per acquisire il Messina. Sarebbe, quindi, opportuno, a prescindere dalla categoria, cominciare a nominare ufficialmente i ruoli e dire chiaramente su quali risorse, reali, può contare il sodalizio. Per la carica di direttore generale, Lello Manfredi rimane in pole position, e, informalmente, ha già preso possesso della carica se è vero, per esempio, che c’è il suo zampino dietro il ritorno dell’avvocato Mattia Grassani, figura professionale determinante per le fortune del Messina.  Più complicata, e avvolta nel mistero, appare la nomina  di direttore sportivo. Funzione che per il momento sta svolgendo l’allenatore Arturo Di Napoli che ha composto questa rosa e lo staff, scegliendo, con cura, gli uomini con cui lavorare. E’ lui il deus ex machina della società alla quale aveva proposto Nicola Crisano, subito fuggito dal Messina dopo la mancata riammissione in Legapro. Una scelta che avrebbe avuto un senso, solo se lo stesso avesse garantito ingenti introiti  e nuova linfa al club. In stand-by rimane Antonello Laneri che, per competenza ed esperienza, non è secondo a nessuno. Appare, quindi, strano, che il suo eventuale ingaggio sia vincolato alla categoria. Paradossalmente il budget da impiegare in un campionato di serie D a vincere, sarebbe anche superiore rispetto ad una Legapro mirata alla permanenza.

L’impressione è, quindi, che il Messina agisca per camere stagne e, soprattutto, senza un progetto omogeneo, condiviso da tutti i soggetti coinvolti. Serve, invece, chiarezza su tutto il fronte, per evitare che i ritardi accumulati per l’incertezza della categoria vengano pagati a caro prezzo. L’iter dei ricorsi potrebbe prolungarsi, come minimo, di almeno un’altra settimana. Meglio impiegare il tempo perso, mettendo i paletti necessari per ricostruire dopo le macerie, affidandosi ad uomini di comprovata capacità e non ad avventurieri di passaggio.

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