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Messina "condannato"
alla serie D, club
punta sull'appello

Mano pesante su Teramo e Savona, retrocesse in serie D, leggera sul Catania, spedito in Legapro con 12 punti di penalizzazione,  praticamente inesistente con Vigor Lamezia e Barletta, gravate di 5 e 3 punti nei rispettivi campionati. Niente esclusione e neppure retrocessione per le due società, come, invece, chiesto dal procuratore Stefano Palazzi. Eppure entrambe avevano pesanti capi d’imputazione. Doppia responsabilità diretta di illecito sportivo per i biancoverdi e tripla per i pugliesi che , comunque, non si sono iscritti alla prossima Legapro e ripartiranno dall’eccellenza.

Le sentenze del tribunale fanno e faranno discutere a lungo. Ad uscire con le ossa rotte è il Messina che, partito in ritardo, è adesso condannato a disputare la serie D dopo aver ragionato a lungo in ottica Legapro.

Le ultime chance sono legate all’appello ed, eventualmente, al collegio di garanzia del Coni. Tutto in pochissimi giorni per ribaltare i pronunciamenti odierni. Le speranze non sono molte ma bisogna, comunque provarci.  

Una beffa per la nuova proprietà che si stava organizzando per la Legapro e che dovrà prepararsi, probabilmente e  con mille incognite, ad un altro campionato, quello di serie D, che non sarà una passeggiata di salute e che comporterà notevoli esborsi a fronte di ricavi minori.

Un 2015 terribile per il Messina che ha perso la Legapro sul campo per una gestione complessiva, della famiglia Lo Monaco, discutibile e con risultati scadenti culminati con la retrocessione. Sfumata anche la possibilità del ripescaggio, reso oneroso dalle nuove norme con lo scoglio insormontabile dei 500mila euro del fondo perduto. Corsi e ricorsi  dal momento che il Messina è già passato alla storia per essere stata  l’unica società, sette anni fa, a non accedere al Lodo Petrucci. Quasi una maledizione ma non solo.

Al momento, a fregarsi le mani, è solo Pietro Lo Monaco che, liberandosi in tempo della società riportandola dove l’aveva presa dopo due giri di giostra in Legapro, ha lasciato ad altri la gatta da pelare dei debiti, peraltro aumentati sotto la sua gestione.  E anche questo è un dato di fatto, certificato dai bilanci. In serie D, il valore del club, con quel pesante passivo con erario, fornitori e soggetti privati, non giustifica la spesa sostenuta da Stracuzzi e dai suoi soci.  

Bocche cucite tra i dirigenti del Messina che per esternare il proprio disappunto sulle sentenze di oggi si sono affidati ad un comunicato pubblicato sul sito della società. L'ACR Messina, si legge nella nota, apprende con sorpresa il contenuto della sentenza. Pur nel rispetto di quanto deciso e ritenendo erronee le conclusioni cui sono giunti i Giudici Federali, la società ha già dato mandato al proprio legale di procedere alla disamina delle 40 pagine del provvedimento di primo grado e di redigere l'atto di appello.

L'ACR Messina, pertanto, continua a lavorare nel proprio interesse, con la medesima determinazione e prudenza fino a qui manifestate e con la ferma intenzione di ribaltare gli esiti della sentenza di primo grado.

 

 

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