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Vertenza Rodriquez, si arena la trattativa

 Fumata nera, anzi nerissima. Non ha sortito gli effetti sperati il tavolo di concertazione ministeriale per trovare una strada alternativa alla mobilità nella vertenza ex Rodriquez. Dopo gli spiragli che sembravano essersi aperti nell'incontro dello scorso 30 luglio, il nuovo confronto al Mise ha totalmente e, forse irrimediabilmente, separato le parti. La Intermarine appariva disposta a trattare sui 31 licenziamenti, partendo da due proposte: la riduzione di quest'ultimi con la salvaguardia di un numero maggiore di posti di lavoro (65 i dipendenti attualmente in organico), oppure l'avvio della cassa integrazione vincolata ad una serie di condizioni legate al sistema di gestione della cassa stessa, alla retribuzione, agli spostamenti di personale e alla modifiche dell’inquadramento. Paletti inizialmente indicati in linea generale e poi sottoposti nel dettaglio ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali, che d'accordo con le maestranze hanno abbandonato, stizziti, la riunione. «Dalle condizioni si è passati al ricatto –ha commentato Giuseppe De Leo, segretario Fismic Confsal –. Ci è stato detto no alla rotazione, prospettati trasferimenti e contrattualizzazioni part time, ma soprattutto la fine della contrattazione aziendale a partire dal 1 settembre». Funzionari e dirigenti del Mise hanno provato a mediare, ma la spaccatura non è rientrata. «Continuiamo a pensare, supportati da ciò che suggerisce la legge, che è possibile accedere ad altri 24 mesi di cassa integrazione nel triennio, accessibili nell'ambito di un piano di riorganizzazione – ha proseguito De Leo –. Siamo pronti a fare valere le nostre ragioni per imboccare questa strada. Oggi alle 11 ci raduneremo in assemblea, si prevede un’estate calda». Il fronte sindacale, che in altre occasioni si era presentato slegato e su posizioni diverse, adesso è assolutamente compatto nella difesa dei diritti dei lavoratori. A Roma, oltre De Leo, erano presenti Salvatore Chiofalo della Fiom e Pasquale Rizzo della Uilm. In ambito istituzionale, invece, ha garantito il supporto locale solo un delegato dell’assessorato regionale all’Industria, mentre nessuno del Comune di Messina vi ha preso parte. A Palazzo Zanca, però, non sono rimasti con le mani in mano. Il vice sindaco Guido Signorino, che sta seguendo in prima persona la vicenda, ha fatto pervenire nella sede del Ministero una missiva all’interno della quale si fa riferimento all’ipotesi di interessamento di gruppi del territorio alle sorti aziendali. La realtà imprenditoriale che avrebbe palesato una disponibilità a sostenere le attività degli ex Rodriquez, è la Dea, cantieri navali impegnati nella riparazione e manutenzione di aliscafi ed imbarcazioni veloci. I due soci che portano avanti l’impresa sono Natale Stracuzzi e Piero Oliveri, negli ultimi giorni impegnati nella trattativa di acquisizione dell’Acr Messina. «Riteniamo che il cantiere dovrebbe perseguire con decisione la via dell’incremento delle commissioni anche nei settori della riparazione e manutenzione, valutando ogni spazio di mercato, inclusa la possibilità di mantenere o incrementare l’operatività piena della struttura, anche in concorso con altri operatori. In questa direzione, la giunta si adopererà per facilitare i contatti con soggetti eventualmente interessati ad integrare le attività con le modalità più varie, di concerto con la Regione»: questo è il messaggio di Signorino. Dalle parole si può passare ai fatti.

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