Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

La Procura contesta a Rinaldi l’associazione a delinquere

 Quando fa il suo ingresso nell’aula della Corte d’Assise di palazzo Piacentini, alle 11.23, l’on. Franco Rinaldi non può ancora immaginare che da lì a poco il processo “Corsi d’oro 2” prenderà, per lui, una piega del tutto nuova. E inattesa. Il colpo di scena è arrivato in coda all’udienza, dedicata alla testimonianza di Giuseppe Anzalone, capo della Mobile, proprio in relazione alla posizione di Rinaldi, che nella precedente udienza del 23 giugno era stata stralciata per i concomitanti impegni all’Ars del deputato Pd. Quando tutto sembrava portare ad un rinvio (chiesto da tre difensori di altrettanti imputati), il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita ha chiesto la riapertura del verbale per avvalersi dell’art. 517 del codice di procedura penale. Ovvero la cosiddetta “contestazione suppletiva”, di un reato emerso nel corso del dibattimento. La nuova imputazione formulata da Ardita nei confronti di Rinaldi è pesantissima: associazione a delinquere. Reato che finora era stato contestato al cognato, Francantonio Genovese, detenuto a Gazzi, e a altri 12 imputati: Elio Sauta, Graziella Feliciotto, Natale Lo Presti, Salvatore Natoli, Nicola Bartolone, Concetta Cannavò, Chiara, Giovanna ed Elena Schirò, Stefano Galletti, Salvatore Lamacchia e Domenico Fazio. La “mossa” dell’accusa ha fatto calare il gelo e ha colto di sorpresa un po’ tutti. Rinaldi è apparso impassibile, appoggiato alla porta d’ingresso dell’aula. Il difensore Nino Favazzo, che assiste il deputato regionale del Pd assieme all’avvocato Gaetano Pecorella, ha comunicato che utilizzerà i termini a difesa per dimostrare l’insussistenza dele condizioni per il reato associativo. Il presidente Silvana Grasso ha, così, rinviato il processo al 17 settembre. Nel formulare la nuova accusa, Ardita ha parlato di «vincoli politici e familiari», ha fatto riferimento alle tante società controllate direttamente e indirettamente, nel mondo della formazione e non, delle «attività illecite» e del «conflitto d’interessi personale» in relazione anche alle attività «propagandistiche politico-elettorali». Il pm ha parlato anche del «sostegno politico» e delle «pressioni esercitate» dal cognato Genovese, per accreditamenti di enti, finanziamenti ed erogazione di denaro pubblico. Immediata la replica dell’avvocato Favazzo: «L’odierna contestazione per il reato associativo nei confronti dell’onorevole Rinaldi – ha affermato – preoccupa solo per la immaginabile aggressività mediatica che ne seguirà. Per il resto, la stessa non si giustifica, non essendo emerso, nel corso del processo e dell’esame del teste Anzalone, alcun nuovo elemento che possa legittimare la nuova contestazione, per una ipotesi di reato, quello associativo appunto, che presenta confini talmente sfumati, da giungere solo a confondere, sovrapponendoli impropriamente, rapporti e profili parentali e politici con presunte attività illecite».

Caricamento commenti

Commenta la notizia