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Camera di commercio, firmato l'atto per l'accorpamento con Catania

 Adesso anche le “carte” certificano l’assenso della Camera di Commercio di Messina all’accorpamento con il blocco orientale Catania, Ragusa e Siracusa. La firma del commissario ad acta, Franco De Francesco, è stata apposta in calce al delibera nella giornata di ieri, per avere il tempo di redigere il verbale allegato al provvedimento inviato a Palermo. Un verbale in cui vengono spiegate le posizioni delle diverse associazioni, con i dovuti distinguo, e con una postilla normativa condivisa anche dalle organizzazioni sindacali, più che soddisfatte dall’esito della “trattativa”: se la legge sulle Città metropolitane garantirà agli enti camerali, a prescindere dal numero di imprese iscritte, l’accesso al fondo perequativo, l’accorpamento potrà essere “rivisto”. Non cessano intanto le polemiche e i fuochi incrociati tra le organizzazioni datoriali per quanto accaduto nelle ultime ore. Per il presidente di Confcommercio, Carmelo Picciotto, «De Francesco non ha ottenuto alcuna legittimazione politica. È stato siglato un documento da associazioni che non hanno rappresentatività». Tra di esse anche la “nuova” Confesercenti, che, a propria volta, come emerge dalla nota invita per chiarire le ragioni del sì all’autonomia, “scarica” in modo netto Confcommercio, dimenticando le affinità trovate fino a qualche settimana fa, prima cioè delle dimissioni dell’ex-presidente Giovanni Calabrò. «Ci sentiamo sostanzialmente estranei – si legge nel documento – alle faide alimentate attorno al destino della camera di Commercio. Pur essendo una delle più forti associazioni datoriali della provincia di Messina, non abbiamo mai fatto parte del “gruppo di comando” che negli ultimi decenni ha fatto il bello e il brutto tempo dentro l’ente. Ecco perché (…) abbiamo titolo per chiedere di abbassare i toni e fare qualche passo indietro a quelle associazioni e ai soggetti che hanno fatto scempio della Camera di Messina, indebitandola, provandola di ruolo e usandola a fini di parte». Nessun nome né tantomeno nessun cognome, ma un evidente riferimento ai difficili anni della gestione Roberto Corona. E ancora «nella fase di rinnovo di rinnovo del consiglio camerale (poi mai avvenuto, ndr) ci siamo apparentati con quanti intendevano aprire una fase di rinnovamento e trasparenza nella Camera di Commercio».

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