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Villaggi senza bus, l'Atm fa mea culpa

atm bus

Se fossi stato al posto loro avrei protestato anche io”. Il direttore Generale dell'Atm non tergiversa all'indomani della clamorosa protesta inscenata ieri davanti a Palazzo Zanca dagli abitanti della zona nord che cercano come un ago in un pagliaio gli autobus per andare al centro. C'er a anche chi è stato costretto a passare le feste di Natale in solitudine perchè non aveva modo di arrivare nemmeno alla mensa dei poveri. C'era anche la studentessa che per tornare a casa dalla strada statale è costretta a fare l'autostop. C'era l'indignazione per un servizio i cui numeri sono in crescita ma che ha avuto nell'ultimo mese un brusco passo all'indietro.

Oggi all'Atm Giovanni Foti recita il mea culpa per spiegare perchè dai 15 autobus di due anni fa si è passati ai 40 di novembre per ripiombare ai 30 dei giorni scorsi. Alla fine il motivo è sempre lo stesso: i soldi. Gli abituali fornitori non hanno fatto più credito all'Azienda che si è rivolta ad altri che hanno consegnato i pezzi di ricambio di una decina di mezzi da otto metri, proprio quelli che servono i villaggi, con quasi due mesi di ritardo. Per questo è completamente saltato il servizio – dicono all'atm – per Gesso e Salice, ma – aggiungono – anche quello per Altolia e Pezzolo a Sud e Bordonaro al Centro. Insomma la vana attesa dell' autobus non conosce confini di quartiere.

Ad oggi gli autobus dai 30 del periodo natalizio – dicono dagli uffici di via La farina – sono saliti a 34, in un paio di giorni arriveranno a 37 ed entro il 20 gennaio torneranno a quota 40. I mezzi cosi' torneranno a passare ogni due ore, per esempio da Salice, così come è successo negli ultimi mesi dell'anno passato.

Sulla vicenda degli scuolabus, Foti dice che ci sta lavorando ma sostiene anche che, quando fu fatta una verifica, attraverso le scuole, delle esigenze , le risposte arrivarono solo dalla zona sud e non dalla nord che invece oggi chiede il servizio. Potrebbe essere una sponsorizzazione privata, in questo caso, a sostenere parte dei costi. Il resto lo dovranno versare, come fanno i 130 scolari della zona sud, le famiglie anche se, in base al reddito potrebbero scattare le esenzioni per chi non ne ha la possibilità.

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