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Attenuata la misura cautelare per Francantonio Genovese

  Arresti domiciliari in forma attenuata per l’onorevole Francantonio Genovese. Lo ha deciso la dottoressa Monica Marino, che gli ha concesso la possibilità di comunicare e la libertà di incontrare chi vuole, non solo i suoi familiari, nell’abitazione di Torre Faro in cui è sottoposto alla misura di custodia cautelare applicata nell’ambito dell’inchiesta “Corsi d’oro bis”. Il giudice ha accolto l’istanza presentata dall’avvocato Nino Favazzo, difensore dell’ex sindaco di Messina. E tra poco più di un mese “mister ventimila preferenze” dovrà affrontare un fondamentale banco di prova, costituito dall’inizio del dibattimento scaturito dall’inchiesta “bis” sulla formazione professionale in Sicilia. Il 25 febbraio, a Palazzo Piacentini, è il giorno fissato del processo dopo il rinvio a giudizio deciso lo scorso 10 novembre. In 23 dovranno comparire davanti ai giudici della prima sezione penale, tra cui i parlamentari cognati Francantonio Genovese e Franco Rinaldi, le mogli Chiara ed Elena Schirò, l’ex consigliere comunale Elio Sauta, l’ex assessore comunale Natale Capone, Graziella Feliciotto e Salvatore Lamacchia. Sotto inchiesta ci sono anche 8 enti. L’accusa più grave formulata dalla Procura è quella di associazione a delinquere finalizzata al peculato. Gli altri reati contestati, a vario titolo, sono truffa aggravata, riciclaggio, falso in bilancio, reati finanziari contro la pubblica amministrazione in concorso con pubblici ufficiali, evasione fiscale, false fatturazioni, truffa in erogazioni pubbliche. Quanto all’applicazione della misura che limita la libertà personale, Genovese è stato arrestato il 15 maggio scorso, in seguito alla votazione della Camera dei deputati, che con 371 voti favorevoli ha acconsentito alla richiesta di arresto trasmessa dalla Procura di Messina. Il 21 maggio ha ottenuto il beneficio dei domiciliari, nella sua villa di Torre Faro. Secondo l’accusa, è coinvolto a pieno titolo nelle complesse indagini che hanno scoperchiato il pentolone del sistema della formazione professionale nell’Isola. Indagini che si sono snodate in due filoni: il primo datato 17 luglio 2013, quando in dieci sono finiti agli arresti domiciliari, tra questi Chiara Schirò e Daniela D’Urso, mogli dei due ex sindaci, Genovese e Buzzanca, l’ex assessore comunale Melino Capone e l’ex presidente dell’Istituzione servizi sociali Elio Sauta. Nei mesi successivi sequestrati diversi beni. La “replica” il 19 marzo 2014, quando è scoccata l’ora della seconda tranche “Corsi d’oro”: ai domiciliari quattro fedelissimi di Francantonio Genovese (tra cui Salvatore Lamacchia, uomo tuttofare all’assessorato regionale alla Formazione). Per Genovese la Procura della Repubblica ha chiesto alla Camera dei deputati l’autorizzazione all’arresto. (r.d.)

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