Nove condanne per 183 anni di carcere sono state richieste stamani nel processo dell’operazione Rais che vede imputati gli organizzatori dei viaggi della speranza dal Nord Africa alla Sicilia, scafisti e fiancheggiatori. Le ipotesi di reato contestate sono associazione a delinquere e sequestro di persona a scopo di estorsione.
Il PM Giuseppe Verzera ha chiesto alla Corte d’Assise la condanna a 30 anni di reclusione per il capo dell’organizzazione, l’egiziano multimiliardario Abu Yussef tuttora latitante nel suo Paese. Stessa richiesta per il fratello Abdel Mohamed e per Zakaria El Sayed Attia i più stretti collaboratori del boss. Il rappresentante dell’accusa ha chiesto anche una condanna a 25 anni di carcere e due a 17. L’udienza è stata poi sospesa. Si riprenderà il 10 dicembre con le repliche dei difensori. Gli arresti dell’operazione Rais scattarono il 16 maggio 2011. L’organizzazione era quasi del tutto sconosciuta. Contrariamente a quelle tunisine e libiche quella egiziana per dieci anni era riuscita ad agire nell’ombra scaricando sulle coste italiane migliaia di clandestini africani ed asiatici. Eppure bastarono pochi mesi di indagini alla Squadra Mobile di Messina per smantellare l’organizzazione. Dieci persone furono arrestate per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sequestro di persona a scopo di estorsione. Tre gli sbarchi intercettati dalla Polizia nel giro di pochi mesi che consentirono di arrestare 33 persone e di rimpatriare 277 migranti. L’operazione era scattata dopo che nel luglio 2010 la Polizia Stradale intercettò sull’autostrada Messina-Catania un autocarro con 81 immigrati sbarcati la notte precedente sulla spiaggia di San Leone ad Agrigento.
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