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Furto gasolio all'Atm, gli indagati “collaborano”

  Hanno cercato di chiarire le singole posizioni gli indagati raggiunti da misura di custodia cautelare nell’inchiesta che ha scoperchiato il pentolone dei furti ripetuti di gasolio all’Atm. Praticamente tutti coloro che ieri hanno preso parte all’interrogatorio di garanzia hanno risposto alle domande del gip Monica Marino, fornendo differenti versioni dei fatti. Scelta, questa, intrapresa sia dai quattro accusati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti, ossia Giovanni Batessa, Placido Fumia (destinatari di ordinanza in carcere), Giuseppa Urbino e Vennero Rizzo (entrambi agli arresti domiciliari), che dalle persone a cui la Digos ha notificato provvedimenti meno pesanti (divieto di dimora fuori dal Comune e obbligo di presentazione alla Pg). Così, ad esempio, Antonino Siracusano ha detto al giudice di non sapere che il carburante con cui riforniva una Bmw X5 fosse di provenienza furtiva. Mentre la signora Urbino ha riferito che pensava come il continuo maneggiare gasolio da parte del marito Giovanni Batessa fosse legato all’attività di meccanico. Dal canto suo, Vennero Rizzo ha respinto con forza ogni responsabilità, affermando di avere avuto rapporti con lo stesso Batessa solo negli ultimi tre mesi, dopo che quest’ultimo gli aveva promesso un posto di lavoro. Raccolte le singole dichiarazioni, il gip Marino, nelle prossime ore, deciderà se confermare o meno i provvedimenti già emessi su richiesta del sostituto procuratore Alessia Giorgianni. Là dove dovessero rimanere in piedi, la difesa deciderà, come consuetudine, di rivolgersi al Tribunale del riesame, con l’obiettivo di ottenere misure meno afflittive. Ieri, agli interrogatori di garanzia, hanno preso parte gli avvocati Salvatore Silvestro, Giovanni Mannuccia, Antonio Strangi e Luigi Gangemi. L’inchiesta condotta dagli investigatori della Digos vede complessivamente 27 indagati. Oltre all’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti, i reati contestati sono di furto aggravato e ricettazione. Accusa, quest’ultima, che pende sul capo dei sei soggetti i quali si sarebbero recati al distributore clandestino di Santa Lucia sopra Contesse per rifornirsi a prezzi ultrascontati.  

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