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Violentava la figlia, padre condannato a 12 anni

Storie di famiglia in un inferno privato in una casa di un villaggio, quattro mura segrete e tristi. Ecco lo scenario che ieri ha portato alla condanna del 48enne G.T., a dodici anni di reclusione. Un sentenza decisa dopo un lungo processo a “porte chiuse” dalla prima sezione penale del tribunale presieduta dal giudice Silvana Grasso. Che ha disposto anche per l’uomo l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, la revoca della patria potestà, il risarcimento alla parte civile di 200mila euro, che è stata rappresentata dall’avvocato Giuseppe Romeo, il pagamento delle spese processuali nonché la pubblicazione dell’estratto della sentenza a sue spese su un quotidiano. La condanna a 12 anni di reclusione l’aveva sollecitata anche l’accusa, rappresentata ieri in aula dal pm Antonella Fradà, mentre l’inchiesta fu condotta a suo tempo dal sostituto procuratore Antonio Carchietti.

 «Abusi programmati e voluti dal padre in una situazione incancrenitasi nel lungo periodo... la versione offerta da ... - scriveva all’epoca il gip Maria Teresa Arena nell’ordinanza di custodia cautelare che portò in carcere l’uomo -, si rivela attendibile ma soprattutto prima di qualsiasi intento calunnioso». E il gip sgombrò il campo nella sua ordinanza da un’altra opzione difensiva offerta dal padre, ovvero il fatto che la ragazza fosse consenziente... Tale fattispecie, alla quale si è richiamato il ... allorquando, comprese le intenzioni della figlia di denunciarlo, ha sostenuto che nessuna conseguenza avrebbe potuto patire dato che si trattava di rapporti “consensuali”, non può e non deve divenire facile scappatoia per coloro i quali si rendono responsabili dei più turpi reati di abuso sessuale».

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