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«Sono sereno e felice perchè libero e chiedo scusa se ho deluso qualcuno»

Difficile dargli un voto. Ha unito e diviso la città, come nessun sindaco aveva fatto prima. I suoi detrattori non hanno dubbi: lo giudicano «un disastro». Gli addebitano errori di forma e di sostanza, lo dipingono come una “macchietta”, gli contestano la scarsa concretezza, la mancata attuazione del cambiamento promesso. I suoi sostenitori lo difendono a spada tratta, lo ritengono portatore di un messaggio “rivoluzionario” che va al di là della gestione della macchina amministrativa di Palazzo Zanca, rivendicano anche il merito di aver scongiurato, almeno finora, il “default” lasciato in eredità dalle precedenti giunte. Ha ottenuto consensi “trasversali” e ha ricevuto attacchi da destra e da sinistra, forse più da sinistra (quanto “fuoco amico”...) che da destra. Ma Accorinti, da vecchio professore di educazione fisica, che voto darebbe al suo “allievo” sindaco? «Non mi è mai piaciuto dare voti – risponde – e ho sempre cercato di aiutare gli studenti più in difficoltà, rispetto agli altri. In ogni cosa che faccio ci metto tutto me stesso. Poi, viene la notte, è un altro giorno, resetto tutto e riparto da zero». 24 giugno 2013-24 giugno 2014: un anno breve quanto un soffio di vento, eppure lungo quanto una maratona di cui non s’intravede il traguardo. «Sono molto sereno, le mie aspettative erano esattamente queste. Sapevo che avrei trovato enormi difficoltà, che il percorso era tutto in salita. Ma mi aiuta la mia visione della vita. Dove ci sono ostacoli e sofferenze, io raddoppio l’energia. Che gusto c’era amministrare una città senza problemi e con ricette già precostituite? È un’avventura umana emozionante, dare il proprio piccolo contributo per far crescere la città in cui si è nati, la città che si ama. Sento il peso delle scelte, come potrebbe essere il contrario? Ma so di non essere mai da solo. E mi conforta la vicinanza della gente semplice. Mi piace toccare la “carne viva” delle persone, ci ho messo amore e la benevolenza che riscontro in tanti messinesi è il sostegno migliore. È aumentato il senso di appartenenza, molti hanno capito che qui, sulla poltrona di Palazzo Zanca, è seduto un uomo che intende il potere come servizio. Poi, di errori ne ho fatti tanti e tanti ne continuerò a fare, ma sono felice, perché sono sereno e libero. Libero da vincoli e da appartenenze. Libero solo per amore di Messina. E a chi mi attacca, continuo a dire che non ho nulla contro di lui. Le mie scelte sono davvero rivolte al bene comune. Che sia la decisione sui Tir, la creazione di un’isola pedonale, la necessità di tagliare sprechi o la possibilità offerta ai senza fissa dimora di dormire sotto un tetto accogliente alla Casa di Vincenzo. Spero di essere stato e di essere coerente con i valori in cui credo, la coerenza che non è la difesa ottusa delle proprie idee. Io l’ho sempre detto: non ho alcuna remora nell’accogliere suggerimenti e proposte che vengono anche da lontano ». Sospesi tra i grandi temi e la necessità di assicurare l’ordinaria amministrazione, si corre il rischio di restare nel limbo, di non poter dare risposte né sull’uno né sull’altro fronte. «Non ci stiamo muovendo in un’unica direzione. Fin dall’inizio mi sono battuto per la Città metropolitana e per l’Area integrata, espressione compiuta del popolo dello Stretto. Ed è una sfida che ritengo decisiva per il nostro futuro. Ma si è lavorato 24 ore al giorno per riequilibrare i conti e, pur nelle difficoltà economiche- finanziarie, abbiamo tenuto la coesione sociale, garantito il pagamento degli stipendi, affrontato le emergenze più gravi, agito sempre come squadra. Ci sono pochi soldi, è vero, e bisogna fare di necessità virtù. Ed è quello che stiamo facendo». Le immagini di un anno. Cosa resta? «I momenti più emozionanti sono stati tre: l’incontro con Papa Francesco in Vaticano, l’udienza privata concessami dal Dalai Lama e le notti trascorse con i barboni alla Casa di Vincenzo. C’è un unico filo conduttore, quello che ci porterà a incontrare il sindaco di Assisi e quello di Benares, per un grande gemellaggio. Il primo verrà qui da noi l’11 e il 12 luglio. Chi porta la fascia tricolore di una città come Messina ha una missione particolare, perché questa è sempre stata terra di scambi e di incontri e oggi può essere il crocevia della pace nel cuore del Mediterraneo». E il rammarico, il rimorso, il senso d’impotenza per non riuscire a fare tutto ciò che si vorrebbe realizzare? Davvero non c’è un motivo per cui chiedersi “ma chi me l’ha fatta fare?”. «Mi fa stare malissimo continuare a vedere tanta gente nel bisogno, le gravissime difficoltà economiche in cui versano troppe famiglie messinesi, vorrei dare un minimo garantito a chi non ha niente, pensare ancora di più agli ultimi e creare le condizioni di sviluppo socio-economico per rilanciare l’occupazione. Mi rammarica e mi dà amarezza che qualcuno non abbia compreso lo sforzo che c’è dietro al nostro tentativo di cambiare la città, il non ritrovare vicino alcune persone che ci avevano sostenuto e che per varie ragioni hanno mutato atteggiamento. Forse qualcuno pensava di ottenere “benefici” ma non è così che si ragiona. Nello stesso tempo, però, sono grato ai tanti che mi hanno detto “avevo un pregiudizio contro di te”e ora si sono ricreduti. Mi fanno male le cattiverie ma ho una corazza addosso, quella che ho temprato in 40 anni di battaglie civili. Chiedo scusa a chi si è sentito deluso, a chi pensa davvero che non sono stato finora un buon sindaco e spero di rimediare nei prossimi mesi. Ma vado avanti, oggi ancora più convinto che un anno fa».

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