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Op. Biancaneve
ecco i nomi
degli arrestati

L’organizzazione spacciava cocaina e marijuana nella zona sud della città. A guidarla, secondo i riscontri investigativi, era il 25enne messinese Antonio Tavilla figlio di Nicola, già noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio. L’operazione Biancaneve, condotta dai carabinieri di Messina Sud con la collaborazione dei colleghi della stazione di Giampilieri, ha portato all’arresto di 20 persone, due delle quali finite ai domiciliari. In manette anche molti giovani. Sono tutti messinesi, si tratta di Tommaso Mangano, Giuseppe Viola, Fabio Abate, Andrea Oteri Aloisio, Ludovico Spuria, Danilo Lo Paro, Angelo Barnà, Nicolas Cannaò, Cristian De Stefano, Giampiero Bitto, Antonio Micali, Antonio Giuseppe Utano, Vincenzo Quattrocchi, Giuseppe Pietro Trimarchi e Antonino Bonaffini. Per tutti l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti. Tra gli arrestati anche Giuseppe Mazzù e Nicola Tavilla, ancora irreperibile, accusati anche di usura, al secondo viene contestato anche l’estorsione proprio ai danni di Mazzù.
Ai domiciliari sono finite due ragazze, Letizia Maria Barbera, convivente di Antonio Tavilla, e Francesca Melania Billè.
Tutto è nato dalla denuncia di una famiglia, stranita dal comportamento e dallo stile di vita del figlio. Successive indagini hanno appurato le strane frequentazioni del ragazzo. In particolare con Antonio Tavilla che, tornato da Milano, aveva aperto a Santa Margherita una sala giochi, la Gold Moon, usata come copertura dell’attività illecita. Grazie alla sua indiscussa leadership, Tavilla gestiva l’organizzazione con grande padronanza, impartendo ordini ai suoi sodali, in particolare su quando, come e dove vendere le dosi. Per diminuire i rischi e affievolire i controlli si avvaleva di ragazzi, tutti molto giovani e, generalmente, di buona famiglia, che si chiamavano usando i nomi dei sette nani, da qui il nome di “ Biancaneve” data all’operazione. 
Antonio Tavilla è stato arrestato a Milano, dove già si trovava ai domiciliari. Incidentalmente le indagini dei carabinieri hanno portato alla luce diverse attività di usura, con prestiti che potevano comportare anche interessi del 300%, condotte proprio da Antonio Tavilla, dal padre Nicola e da Giuseppe Mazzù, anche lui già noto alle forze dell’ordine per reati specifici. 
In totale nel registro degli indagati sono finite 38 persone.. Le misure cautelari sono state emesse dal Gip del tribunale di Messina Salvatore Mastroeni.
L’organizzazione spacciava cocaina e marijuana nella zona sud della città. A guidarla, secondo i riscontri investigativi, era il 25enne messinese Antonio Tavilla figlio di Nicola, già noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio. L’operazione Biancaneve, condotta dai carabinieri di Messina Sud con la collaborazione dei colleghi della stazione di Giampilieri, ha portato all’arresto di 20 persone, due delle quali finite ai domiciliari. In manette anche molti giovani. Sono tutti messinesi, si tratta di Tommaso Mangano, Giuseppe Viola, Fabio Abate, Andrea Oteri Aloisio, Ludovico Spuria, Danilo Lo Paro, Angelo Barnà, Nicolas Cannaò, Cristian De Stefano, Giampiero Bitto, Antonio Micali, Antonio Giuseppe Utano, Vincenzo Quattrocchi, Giuseppe Pietro Trimarchi e Antonino Bonaffini. Per tutti l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti. Tra gli arrestati anche Giuseppe Mazzù e Nicola Tavilla, ancora irreperibile, accusati anche di usura, al secondo viene contestato anche l’estorsione proprio ai danni di Mazzù.Ai domiciliari sono finite due ragazze, Letizia Maria Barbera, convivente di Antonio Tavilla, e Francesca Melania Billè.Tutto è nato dalla denuncia di una famiglia, stranita dal comportamento e dallo stile di vita del figlio. Successive indagini hanno appurato le strane frequentazioni del ragazzo. In particolare con Antonio Tavilla che, tornato da Milano, aveva aperto a Santa Margherita una sala giochi, la Gold Moon, usata come copertura dell’attività illecita. Grazie alla sua indiscussa leadership, Tavilla gestiva l’organizzazione con grande padronanza, impartendo ordini ai suoi sodali, in particolare su quando, come e dove vendere le dosi. Per diminuire i rischi e affievolire i controlli si avvaleva di ragazzi, tutti molto giovani e, generalmente, di buona famiglia, che si chiamavano usando i nomi dei sette nani, da qui il nome di “ Biancaneve” data all’operazione. Antonio Tavilla è stato arrestato a Milano, dove già si trovava ai domiciliari. Incidentalmente le indagini dei carabinieri hanno portato alla luce diverse attività di usura, con prestiti che potevano comportare anche interessi del 300%, condotte proprio da Antonio Tavilla, dal padre Nicola e da Giuseppe Mazzù, anche lui già noto alle forze dell’ordine per reati specifici. In totale nel registro degli indagati sono finite 38 persone.Le misure cautelari sono state emesse dal Gip del tribunale di Messina Salvatore Mastroeni.

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