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La polizia scioglie la “banda del malaffare”

 Per i componenti della cosiddetta “banda del malaffare” il concetto di legalità era assolutamente sconosciuto. I componenti si sarebbero macchiati di una sfilza di reati, dai furti agli incendi di auto, non disdegnando truffe, episodi di ricettazione e riciclaggio. Avevano il crimine nel dna, a tal punto da rubare perfino la benzina dalle stazioni di servizio prima di dare alle fiamme i veicoli. Ma dopo meticolosi accertamenti la polizia ha fatto terra bruciata attorno al gruppo, dissolvendolo. Ieri, sono stati eseguiti cinque provvedimenti di misura cautelare nell’ambito di un’articolata inchiesta che vede indagati quattordici soggetti. Raggiunta, quindi, una tappa fondamentale dell’operazione ribattezzata “Clone”, esemplificativa soprattutto della capacità di alcuni dei soggetti assicurati alla giustizia di rubare automobili o di prenderle a noleggio per poi “ricrearne” al - tre da rivendere. Con svariati stratagemmi, il sodalizio garantiva ai membri di tirare a campare e, in taluni casi, anche di fare discreti affari. Destinatari di ordinanza di custodia in carcere Salvatore Ferrara, 39 anni, nato a Milazzo, e Luca Lo Turco, 21 anni, originario di Monki, in Polonia, volto conosciuto ai residenti di Letojanni e dei centri limitrofi. Ai domiciliari, invece, Silvio Santoro, 68 anni, di Santa Teresa di Riva, e le messinesi Caterina Bitto, 31 anni, e Angela Augliera, 21 anni. Sfuggito alla cattura il capo della banda, un esperto informatico 41enne, a cui gli agenti danno la caccia, con l’obiettivo di condurlo in prigione, assieme ad un altro soggetto nei confronti del quale il gip Monica Marino, su richiesta del sostituto procuratore Federica Rende, ha disposto un obbligo di dimora. In particolare, alla combriccola viene contestata l’associazione a delinquere finalizzata ai reati di furto, truffa, ricettazione, incendio, riciclaggio, appropriazione indebita, falsità materiale, sostituzione di persona.

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